«La mafia si inserisce nel potere». Esordisce così nel suo primo discorso da presidente Renato Schifani che annuncia anche «un’idea avuta ieri: l’istituzione di un comitato ristrettissimo composto da ex magistrati e personaggi delle forze dell’ordine che dia un’occhiata all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per dare una mano alla Sicilia». Per […]
Foto di Gabriele Ruggieri
Il primo discorso del nuovo presidente della Regione Renato Schifani: «La mafia si inserisce nel potere»
«La mafia si inserisce nel potere». Esordisce così nel suo primo discorso da presidente Renato Schifani che annuncia anche «un’idea avuta ieri: l’istituzione di un comitato ristrettissimo composto da ex magistrati e personaggi delle forze dell’ordine che dia un’occhiata all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per dare una mano alla Sicilia». Per l’ex presidente del Senato, come ha precisato nel corso della sua prima conferenza stampa al Grand hotel Des Palmes, a tutelare che i fondi siano spesi bene e che non ci sia nessuna infiltrazione da parte della criminalità organizzata dovrebbero essere «uomini di Stato possibilmente che non siano della Sicilia».
Nel corso della campagna elettorale, era stato il Movimento cinque stelle a ricordare che, con la sua candidatura in rappresentanza della coalizione del centrodestra, la Sicilia avrebbe rischiato di avere un governatore imputato ancora prima di insediarsi. Schifani, infatti, è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento in uno dei processi scaturiti dall’inchiesta sul cosiddetto sistema Montante che prende il nome dall’ex paladino dell’antimafia già condannato in secondo grado a otto anni. Per i magistrati della procura di Caltanissetta, il neopresidente della Regione siciliana sarebbe stato un anello della catena che avrebbe permesso al colonnello della Dia e dei servizi segreti Giuseppe D’Agata – anche lui coinvolto nel processo in primo grado – di sapere di essere indagato. In passato Schifani è stato indagato per concorso esterno a Cosa nostra, per i rapporti avuti con diversi mafiosi, ma alla fine la sua posizione è stata archiviata.
«Il mio impegno e il mio desiderio – dice adesso da governato dell’Isola – è vedere una Sicilia che si muova e che esca dall’immobilismo. Il sistema finora non ha formato la burocrazia ma occorre fare un salto avanti. Mi impegnerò a non lasciarmi travolgere dal quotidiano e cercherò di gerarchizzare i problemi per trovare soluzioni alle criticità». Dall’hotel di via Roma a Palermo, Schifani si è rivolto a chi gli starà accanto alla guida della Regione e anche a tutti i siciliani. «Oggi non è la vittoria di Renato Schifani ma di una coalizione che mi ha voluto. Confido sulla collaborazione degli assessori e dei partiti e con loro mi confronterò sulle strategie da assumere». Non è mancato anche un riferimento al suo predecessore Nello Musumeci che da oggi è stato eletto senatore. «Sono visto come un “mediatore” ed è vero: lo sono. Ma non significa mediare al ribasso, piuttosto dialogare e a volte farsi convincere dall’interlocutore perché in politica l’importante è parlarsi e tenere la porta aperta. Ce la metterò tutta – conclude Schifani – perché amo troppo la mia terra. Ci attendono giornate complicate: quello che chiedo ai siciliani è di avere un pizzico di pazienza».