Circa 8.000 persone – secondo le stime degli organizzatori – hanno manifestato lunedì in favore della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, aderendo all’iniziativa promossa da Raffaele Lombardo, leader del movimento politico Mpa e da Francesco Tanasi, leader di Consumatori italiani: tutti riuniti, festanti, sorridenti in Piazza Duomo a Messina, muniti come gitanti di cappellini e bottiglie d’acqua fresca. Perché la strada da Agrigento, da Catania, da Palermo etc. verso Messina, si sa, è lunga e spesso lenta e a manifestare, prendendo parte con vivacità al lungo corteo che ha sfilato per le strade messinesi fino ad approdare alla piazza del porto, c’erano persone provenienti da tutte le città della Sicilia. Di messinesi, chissà perché, se ne son visti pochi, magari affacciati alle finestre mostrando striscioni che quasi sempre riportavano le parole No ponte, o persi, in incognito, nel turbinio delle bandiere e degli striscioni che accompagnavano l’evento.
Ma il problema ponte non è affare soltanto dei messinesi, pro o contro che siano: questo lucroso, annoso, chiacchieratissimo investimento, coinvolge da decenni migliaia di persone, politici in primo luogo, e la manifestazione che ieri ha fatto risuonare le strade del comune siciliano di slogan e canzoncine pro- ponte si è in più momenti trasformata in un inno a Lombardo e alla sua politica autonomista. Tutti concordi, dunque, nel tessere le lodi dell’applaudito e riverito presidente della provincia di Catania, ma alla richiesta di spiegare perché si era a favore della costruzione del ponte e se si ritenesse davvero probabile la sua costruzione, in molti si sono dichiarati scettici. Come a dire che il ponte è un miraggio, il sogno proibito di molti siciliani, che sperano nella sua costruzione con la stessa indolenza con cui attendono da decenni che il problema dell’acqua venga risolto o le strutture ferroviarie rinnovate.
Il ponte di Messina per il siciliano è un po’ come Babbo Natale: tutti sanno che non esiste, ma guai a togliere loro la possibilità di fantasticarci sopra. In questi casi si scende in piazza e con bandiere e trombette si è pronti a lottare per un intero pomeriggio per far valere la propria idea: Governo, non togliere ai siciliani il sogno del ponte!. E sì, perché il succo dei discorsi pronunciati da diversi esponenti politici sul palco preparato nella piazza del porto era proprio questo: il ponte è l’unica speranza di rivalsa per il popolo siciliano, quasi che una volta costruito tutti i problemi che la Sicilia si porta dietro da troppo tempo possano magicamente sparire. Se per il sindaco di Catania, Umberto Scapagnini, la manifestazione di ieri è stata il simbolo di «un nuovo futuro per una grande Sicilia unita nel far valere i propri diritti», il presidente della Regione Cuffaro ha sottolineato l’importanza della costruzione del ponte per avviare una nuova politica delle infrastrutture in tutta la regione. Il ponte sarebbe infatti «un forte simbolo di rilancio per la Sicilia a livello internazionale, segno di una civiltà che sa convivere da sempre con popoli e culture diverse».
Infine i ringraziamenti dell’organizzatore, Lombardo, che ha voluto vedere nella mobilitazione di ieri l’insieme di «tutto quanto in Sicilia c’è di vivo e di forte. Dobbiamo metterci insieme ha proclamato il leader dell’Mpa – per testimoniare il risveglio della Regione, non più disposta a subire torti ed angherie. Al governo Prodi ha continuato a gran voce Lombardo diciamo con chiarezza che lotteremo fino in fondo affinché il ponte venga realizzato e che la nostra protesta non si fermerà a Messina. Siamo pronti se necessario ha concluso tra la soddisfazione generale – ad accamparci a Roma per far valere i nostri diritti».
Molto entusiasmo dunque, tante speranze e qualche perplessità stemperata nell’euforia generale. Per il sindaco Scapagnini tutto può riassumersi così:«W la Sicilia! W il ponte! W il nostro futuro vincente!».
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