«Il ponte? Noi lo vogliamo»

«Il ponte sullo stretto di Messina sarà fruibile entro  maggio del 2017»: così il sottosegretario alle Infrastrutture Giuseppe Reina lo scorso 21 maggio al convegno internazionale “Ponte sullo stretto: la sfida dell’ingegneria”, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri di Catania all’hotel Excelsior. «Se non si è fatto fino adesso, è per un concorso di colpe di chi ha remato contro. Si tratta di un complesso ingegneristico di altissimo livello – ha continuato il sottosegretario – con il quale riscattare il sud e presentarci al mondo come un paese nuovo e all’avanguardia».

Una lunga giornata di interventi di tecnici, ingegneri, architetti e rappresentanti di istituzioni e del mondo universitario tutti concordi: il ponte ha una duplice valenza, concreta e simbolica. Se da una parte servirà per collegare la Sicilia e la Calabria nel più ampio processo di continuità territoriale, dall’altra «è una’opera planetaria che rafforzerà la forza ingegneristica italiana e modificherà tutto l’assetto territoriale», come ha affermato Giuseppe Scannella, vice presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Catania. Il costo previsto è di 6,3 miliardi milioni di euro, pagati in diverse tranches, per il 60% da privati, secondo lo schema del project finance e per il restante 40% con capitali pubblici.

«Con i suoi 3,3 chilometri di lunghezza sarà il ponte a campata unica più lungo al mondo, una sfida dell’ingegneria e dell’uomo – dice Carmelo Maria Grasso, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania – Oggi, qui, vogliamo essere concreti e per la prima volta parlare tutti insieme del progetto, delle problematiche tecniche, delle soluzioni trovate e delle eventuali difficoltà riscontrate, perché noi questo ponte lo vogliamo fare», ha aggiunto.

Della stessa opinione Giuseppe Fiammenghi, direttore generale della società Stretto di Messina, che ha confermato le parole del sottosegretario Reina: «Entro l’anno completeremo la progettazione definitiva e lo consegneremo al Cipe per l’approvazione. Intanto sono già iniziati i lavori alla variante ferroviaria di Cannitello, nel messinese, e questo è un segnale importante». Non solo sulla tempistica di realizzazione, ma anche sull’impatto ambientale (che per alcuni come l’oceanografo Emilio Di Domenico sarà devastante), Fiammenghi ha voluto rassicurare il suo auditorio: «Sarà minimo, addirittura nullo nel mare grazie al fatto che si poggerà su due blocchi d’ancoraggio e due torri sulla terra ferma – e inoltre – sono stai previsti 50 milioni di euro per il “monitore ambientale”, ovvero  un soggetto terzo, la società Fenice nello specifico, che per otto anni dovrà valutare questo aspetto su un’area vasta 35 chilometri quadrati».

Anche per quanto riguarda il rischio sismico e lo spostamento della placca tettonica che passa tra la Sicilia e la Calabria dagli esperti pro-Ponte arrivano parole rassicuranti. «È un falso problema» ha affermato Enzo Siviero, Ordinario di Ponti dell’Università Iuav di Venezia che insieme a Luigi Bosco, componente della Commissione monitoraggio norme tecniche del Consiglio superiore dei lavori pubblici, si è occupato del coordinamento scientifico dell’incontro. «I giunti di dilatazione hanno una capacità di circa 7 metri a fronte di un verificato spostamento annuo di 1 o 2 millimetri tra le due placche tettoniche. Inoltre – ha spiegato – il ponte è stato progettato per durare almeno 200 anni e quindi tale problema non si presenterà neanche in futuro».


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