È uno degli ultimi combattenti della Resistenza a Messina e guida l'Anpi locale. Molto legato all'ex presidente della Repubblica, il suo percorso in giro per l'Italia durante la guerra lo porta a nascondersi a casa del padre di Bettino Craxi. Dell'Italia di oggi non è molto contento: «Renzi è peggio di Berlusconi perché ha più anni davanti a sé»
Il partigiano messinese amico di Pertini Mimmo Trapani: «La mia vita avventurosa»
«Sono stato molto legato a Sandro Pertini. Quando venne a Messina a consegnare le medaglie al valor militare, da presidente della Repubblica, mi disse: “Quanto ti sei fatto vecchio…”». Lo racconta sorridendo Mimmo Trapani, 92 anni, presidente dell’Anpi peloritana. «E ora abbiamo un sindaco (Renato Accorinti, ndr) che non manda nemmeno una corona ai caduti… Non fatemi parlare…». Trapani, nato nel 1923, è uno degli ultimi partigiani messinesi: «Siamo rimasti in quattro o cinque ma io sono l’unico che riesce ancora a camminare». Negli anni della Resistenza è rimasto nascosto per quasi un mese a Milano, in casa dell’avvocato Vittorio Craxi, papà di Bettino: «Lì con me c’era Pertini. Lo conobbi così».
Arruolato nel battaglione San Marco, come guastatore, nel 1943, appena 20enne, a Paola, viene catturato dai tedeschi. Caricato su un treno con altri prigionieri, raggiunge Venezia, con la promessa che a Modena verrà liberato. Ma l’itinerario non viene rispettato e si va verso la Germania: «Poco prima della stazione di Udine, io e il mio amico Giovanni, un ragazzo di Linguaglossa col quale ancora oggi siamo in contatto, ci buttammo giù, raggiungendo Santa Maria Lestizza. Lì fummo accolti benissimo. Io però non sapevo zappare e mi trovavo a disagio. Così il parroco mi incaricò di fare il doposcuola ai ragazzini. Fin quando una sera mi mise in contatto con un ufficiale degli alpini che mi propose di arruolarmi nella Resistenza. Gli serviva proprio un esperto in esplosivi».
Trapani viene spedito a Milano, dove vive un suo cugino: «Ero con i badogliani, ma non per scelta. Ognuno andava dove gli capitava. La mia è stata una vita avventurosa». Sebbene perfettamente mimetizzato in mezzo alla popolazione civile, con dei documenti di identità che dicono sia nato nel 1927, anziché nel ’23, viene tradito da una foto scattatagli mentre distribuisce dei volantini che esortano a resistere: «Dopo avermi arrestato, mi chiesero di fare i nomi dei miei capi. Ma non li conoscevo. Allora iniziarono con le botte. E poi con la tortura. Le domande me le faceva un tedesco ma a torturarmi era un italiano». A questo punto, il racconto viene interrotto da un pianto discreto: «È per questo motivo che sono restio a raccontare la mia esperienza da partigiano».
Rientrammo in Italia passando per il lago di Como e organizzammo il 25 aprile. E finalmente arrivò la libertà
«Se i nomi li avessi saputi, probabilmente li avrei fatti», ammette. La sua fortuna è che a condividere la prigionia con lui è uno dei capi della Resistenza. Durante un’azione per liberare Corrado Bonfantini, comandante delle Brigate Matteotti, anche Trapani riesce a scappare. È il 1944. Viene condotto in casa di Craxi e tenuto nascosto quasi un mese. «Poi mi vestirono da pompiere e mi portarono a Domodossola, dove ho fatto un po’ di tutto. Resistemmo quasi 40 giorni, poi entrarono in scena i carri armati, i mortai… quante persone morirono… anche i fratelli Di Dio (Alfredo e Antonio, ndr), che erano nella mia brigata». L’attuale presidente dell’associazione nazionale partigiani messinese riesce a sopravvivere e a raggiungere la Svizzera: «Rientrammo in Italia passando per il lago di Como e organizzammo il 25 aprile. E finalmente arrivò la libertà».
Eppure, di questa Italia, colui che in una storica foto degli anni ’70 viene ritratto proprio accanto a Pertini, davanti al Duomo di Messina (foto pubblicata sui giornali dell’epoca, ma di cui non resta traccia digitale) non è per niente contento: «Sono distrutto, abbiamo provato una forte delusione, soprattutto dopo l’arrivo del maggioritario. Matteo Renzi è peggio di Silvio Berlusconi perché ha più anni davanti a sé. È più pericoloso e distrugge la testa dei giovani». Nonostante tutto, il 25 aprile rimane un’importante eredità da tramandare ai posteri, anche dopo la morte dell’ultimo partigiano: «Qui a Messina abbiamo una sezione dell’Anpi con circa 200 iscritti. Ci penseranno loro a tenere viva la memoria».
Un compito che al momento, tuttavia, Trapani continua a portare avanti senza cedimenti. Oggi, in piazza Unione Europea, sarà chiamato a intervenire sul palco per ricordare il 70esimo dei caduti della Resistenza e della Liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo. Tra gli organizzatori dell’evento, Cigil, Cisl e Uil, che commemoreranno anche le vittime della recente tragedia nel canale di Sicilia. L’inizio della cerimonia è annunciato per le 10.