Il Papa si è abbandonato serenamente alla volontà del Padre

Una figura importante, una grande personalità dal carattere forte che ha trovato in giovane età la sua vocazione attraverso il dolore, la sofferenza, la violenza, la distruzione e la morte provocati dal dominio nazista nella sua terra, a Cracovia, nella Polonia del ’39. In seguito ha lottato contro l’ideologia e i regimi comunisti dell’Est, quel comunismo che è stato da sempre nemico e persecutore storico della Chiesa e contro quell’Occidente senza valori, indifferente, dedito quasi esclusivamente al denaro ed al consumismo.

Lui, che ha messo sempre in primo piano la centralità e la dignità dell’uomo, lui sempre al servizio della pace, degli ultimi, dei diseredati, dei più deboli, ha condannato senza mezzi termini l’inaudita ferocia dell’uomo durante eventi terribili come la Guerra del Golfo o l’attacco terroristico alle Twin Towers, definito da lui come il crollo di una speranza sicura di pace, ed infine la lotta dell’America contro il terrorismo. L’unico spettatore di vecchi e nuovi massacri che rappresenta meglio e racchiude in sé la storia del ventesimo secolo, la miseria e il dolore del passato e del presente, dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

Il primo Pontefice slavo (già arcivescovo di Cracovia), il primo Papa  non italiano, dopo più di 4 secoli. L’unico che è riuscito ad aprire un dialogo con le altre religioni, il primo ad entrare in una moschea e in una sinagoga ad abbracciare e ad accogliere gli ebrei, definiti da lui i nostri “fratelli maggiori”. Ha viaggiato in lungo e largo per il mondo per avvicinarsi a tutti. L’unico che è riuscito ad unire la gente di tutto il mondo.

Tutti: fedeli, non credenti, italiani e stranieri, bambini, giovani e anziani, con lo sguardo puntato in alto a quella finestra del suo appartamento privato a Piazza San Pietro, hanno pregato per lui, e migliaia sono le comunità di ogni credo religioso e da ogni parte della terra raccolte oggi in preghiera. 160.000 persone presenti questa notte in Vaticano, proprio sotto quella finestra, e tantissime le televisioni di tutto il mondo che, ripercorrendo la vita di quest’uomo, seguono l’evento in diretta, con un’ansiosa e triste attesa.

Come dimenticare le immagini forti del suo apostolato trasmesse dalle tv di tutto il mondo, dell’abbraccio del perdono al suo attentatore o quella davanti al Muro del Pianto in cui lascia un messaggio scritto simbolo del perdono per tutte le colpe della Chiesa Cattolica nel corso dei secoli o quelle primissime parole pronunciate all’inizio del suo apostolato cominciato il 16 ottobre del 1978 in cui ironicamente affermava: “…non so se potrei esprimermi correttamente nella vostra…nostra!…lingua italiana, se mi sbaglio mi corriggerete!…”. Tutto questo esprime la semplicità e la familiarità di quest’uomo.
Egli, pur vivendo questa sua agonia, questa sua sofferenza fisica è stato sereno e tranquillo fino a quando in tarda serata ci ha lasciati. Nessuno può rimanere indifferente davanti all’importanza di questa grandissima presenza, piena di umanità, di carità e di amore, che è riuscita a dare testimonianza della fede cristiana raggiungendo i cuori di tutti, impegnandosi fedelmente fino all’ultimo nella missione del suo pontificato, fino all’ultimo respiro, fino a quando nel recente Angelus non è riuscito a pronunciare nemmeno una parola, battendo col pugno serrato quasi come per dimostrare il suo gesto di disappunto. Ma resta comunque il suo modo incredibile di comunicare con tutti anche senza potersi esprimere con la parola.

Si era parlato delle sue possibili dimissioni a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, ma lui, consumato dalla malattia, non ha ceduto, aderendo così al suo compito “finchè Dio vorrà”, come aveva affermato pochi giorni fa.
“Spalancate le porte a Cristo senza paura!” disse anni fa il grande e vecchio Papa che tutti noi ricorderemo con riconoscenza ed affetto e che ha lasciato un segno indelebile e profondo nella storia del mondo e nel lungo cammino dei suoi 26 anni di pontificato.

Valeria Arlotta

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