Da poco nominato dopo un'analoga esperienza a Parma, catanese di origine, 58 anni, Salvo Longo ha oggi salutato la stampa etnea. Poche risposte a poche domande, la nuova guida dell'ufficio cittadino si è preso il tempo per analizzare le problematiche degli uffici e del territorio. Tra cui il centro di accoglienza per migranti di Mineo. Ai catanesi dice: «La polizia non è la controparte. Lavoriamo insieme»
Il nuovo questore incontra i giornalisti «I cittadini siano antenne di sicurezza»
«Il metodo di lavoro è sempre lo stesso: fare gruppo». Così si presenta questa mattina Salvo Longo, il nuovo questore di Catania, nel tradizionale incontro con la stampa. Poche risposte a poche domande, bloccate sul nascere dalla necessità di approfondire la situazione etnea: «Proprio questa mattina ho avuto il primo incontro con i colleghi. Mi hanno accennato alcuni problemi, ma devo ancora analizzare le singole situazioni». Chiede il tempo per riconnettersi con il tessuto cittadino il nuovo questore: catanese di origine, 58 anni, prima di questa nuova nomina dirigeva lo stesso ufficio a Parma. «Non so spiegare la soddisfazione di essere il questore nella mia città», dice ai giornalisti.
Tra le sue priorità, organizzare al meglio le forze. Pochi altri i punti fermi: «Sono già stato informato di alcuni problemi come quelli della festa di Sant’Agata e del centro di accoglienza per migranti di Mineo», spiega. Due esempi pratici di due temi che Longo definisce prioritari in città e provincia: legalità e ordine pubblico. «Sul Cara c’è la necessità di pianificazione – dice a CTzen – Bisogna capire chi deve restare e chi no. E’ inevitabile che l’alto numero di presenze nel centro provochi qualche problema». La lontananza del Paradiso degli aranci – dove i migranti richiedenti asilo vivono – da un centro abitato e le condizioni di vita al suo interno non sono il problema principale, secondo il nuovo questore. Che però promette di approfondire.
Il messaggio che spera segni il corso della sua guida alla questura etnea è quello della «disponibilità». Delle forze dell’ordine nei confronti dei cittadini e viceversa, si augura. «Come si fa in una città come Catania, dove, quando si vede una macchina della polizia, anziché sentirsi sicuri si pensa “Chissà cos’è successo…”?», gli chiediamo. «C’è una cultura da cambiare – risponde Longo – La polizia deve diventare una presenza tranquillizzante. E questo succede solo se il cittadino capisce di non essere la nostra controparte, ma un nostro alleato nella sicurezza propria e della collettività». Dal condominio alla città intera, specifica, in caso di pericolo imminente ma anche solo con la segnalazione di un paura percepita. «Il cittadino – conclude il nuovo questore – dev’essere un antenna di sicurezza nel territorio».