Lo zio Claudio, nuovo capo della prefettura, fu nel '93 membro della commissione straordinaria che resse il Comune di Aci Catena dopo lo scioglimento per mafia, quando sindaco era Raffaele Nicotra. Che poi sarebbe diventato uno dei fedelissimi del nipote Luca
Il nuovo prefetto e il nipote da 32mila preferenze La famiglia Sammartino e la nomina ministeriale
Zio e nipote. Claudio e Luca. Con un solo, pesante cognome: Sammartino. Ebbene sì. Il nuovo prefetto di Catania, la massima autorità per l’ordine pubblico in provincia di Catania, è lo zio di Luca Sammartino, parlamentare regionale dem da oltre 32mila preferenze, tra i leader del partito a livello regionale e coinvolto nello scandalo dei voti nella casa di cura Sant’Agata Li Battiati. Secondo alcuni, Sammartino è uno dei candidati al ruolo di guida del Pd Sicilia. Zio di primo grado, fratello del padre: un allineamento decisamente singolare, per quanto casuale. Una sorpresa per chi, a Roma, è più vicino al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma che, invece, non risulta troppo stupefacente per i luogotenenti salviniani in Sicilia.
I parallelismi non finiscono con la parentela. Perché tra i tanti luoghi dove il prefetto Claudio Sammartino ha prestato la sua opera c’è il Comune di Aci Catena. Per l’esattezza, nei primi anni Novanta. Anni difficili, quelli. Il curriculum del nuovo capo della prefettura recita che «dal 1993 al 1995 è stato componente della commissione straordinaria per la gestione del Comune di Aci Catena, i cui organi erano stati sciolti per sospetto di infiltrazioni mafiose». Ma cosa accade nel ’93? Muore Maurizio Faraci, cognato del boss locale Nuccio Coscia Sciuto (a sua volta scomparso poco tempo fa). Faraci viene ammazzato nel maggio 1993, durante una rapina a una gioielleria di Acireale.
Il suo è un nome ingombrante, perché inserito in un commando specializzato dei Santapaola, al punto da convincere il questore di Catania di allora a vietarne i funerali. Per evitare problemi di ordine pubblico e ostentazioni di forza criminale. Non la pensa così l’allora sindaco Raffaele Pippo Nicotra, addirittura determinato a fare annullare il divieto in nome di «un sentimento di pietà verso i defunti». I carabinieri però gli rispondono picche e il primo cittadino, come si legge nelle annotazioni di servizio di quegli anni, si presenta al cimitero. Sostando a lungo accanto a Sciuto, «quasi a volerlo consolare» per la morte del cognato. Poco dopo il Comune guidato da Nicotra viene sciolto per mafia.
A quell’epoca Luca Sammartino aveva appena otto anni, e non poteva neanche lontanamente immaginare molti dei fatti che sarebbero accaduti dopo. Né la nomina dello zio nella commissione straordinaria di reggenza del Comune di Aci Catena, sciolto per mafia. Né la circostanza che anni dopo Raffale Nicotra sarebbe diventato uno degli uomini a lui più vicini sul piano politico, e che avrebbero percorso un discreto pezzo di strada insieme. Mercoledì scorso Nicotra è stato arrestato con accuse gravissime: concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata e scambio elettorale politico mafioso. Nelle carte dei magistrati, diversi collaboratori di giustizia parlano del re catenoto dei supermercati. «È risaputamente avvicinato alla famiglia Santapaola, che paga la famiglia Santapaola», dice Giuseppe Laudani. Che poi, rivolgendosi al pm che lo sta interrogando, aggiunge: «Io glielo preciso: per le elezioni». Accuse che dovranno reggere l’urto di un processo.