Il Natale dell’ateneo di Catania «Unict sia meno autoreferenziale»

«Nessuna delle delibere d’indirizzo approvate dagli organi collegiali potrà essere ignorata, il rettore garantisce che esse saranno applicate con la massima fermezza». Il rettore Giacomo Pignataro, nel suo messaggio di fine anno rivolto a studenti, docenti e lavoratori dell’università di Catania, non usa giri di parole. La riforma amministrativa avviata assieme all’ex direttore generale Federico Portoghese – approvata dal Consiglio d’amministrazione, ma bloccata a causa del reintegro di Lucio Maggio – verrà portata a compimento. «In tempi difficili le azioni di rinnovamento e di riorganizzazione sono improcrastinabili». 

Il magnifico passa in rassegna le ultime novità che riguardano l’ateneo. Pochi giorni fa «il Miur ha reso note le valutazioni dei Piani di programmazione triennale e i finanziamenti accordati». A Catania, da questi fondi, arriveranno oltre tre milioni 700mila euro sui quattro milioni disponibili, «abbiamo cioè ottenuto l’89,66 per cento di quanto richiesto». Per Pignataro «è un ottimo risultato, in assoluto tra i migliori nel panorama nazionale». Però, dal Fondo di finanziamento ordinario stabilito dal Ministero, Unict perde il 2,59 per cento, ossia quattro milioni di euro. In totale «le tre università siciliane hanno subito una decurtazione di circa tredici milioni di euro». A pesare sul calo, il risultato della Valutazione della qualità della ricerca 2004-2010 e «l’introduzione del costo standard per studente ci penalizza perché esso viene calcolato soltanto sugli studenti in corso». 

«Troppi continuano a pensare che, in una fase grave e prolungata di recessione economica, non ci si possa permettere il lusso di destinare fondi rilevanti al sistema universitario», scrive il rettore. Che invita anche a una maggiore responsabilizzazione: «Non possiamo più sottovalutare quello che è stato fatto e quanto – con coraggio, responsabilità e passione – ci resta da fare». Uno sforzo che – come dimostra il Piano di programmazione – paga anche in termini economici. Risorse da utilizzare «per migliorare la qualità della ricerca e dell’offerta formativa superando i deficit accumulatisi negli anni». 

E il richiamo di Giacomo Pignataro prosegue. Dopo una chiusura del 2014 turbolenta, «il mio auspicio per il 2015 è che il percorso di rinnovamento, condiviso e non più rinviabile, ci porti a essere un’università sempre meno autoreferenziale e sempre più a misura dei suoi doveri nei confronti del territorio e dei propri studenti».


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