Il Museo egizio a Catania e la tutela dei reperti Soprintendenza di Torino: «Serve sede idonea»

È fissato per la seconda settimana di aprile il sopralluogo di una delegazione del Museo egizio di Torino a Catania. I responsabili dell’istituzione culturale piemontese arriveranno nel capoluogo etneo per verificare che il convento di via Crociferi possa essere adattato a mo’ di succursale per il polo archeologico torinese. Una proposta alla quale sono seguiti solo alcuni incontri, secondo la presidente della fondazione Museo egizio, Evelina Christillin. Ed è di oggi l’appuntamento a Roma del sindaco Enzo Bianco e dell’assessore alla Cultura Orazio Licandro proprio con Christillin e con Christian Greco, il giovane direttore del museo. Ma prima di ogni eventuale trasferimento, servirà il benestare della soprintendenza ai Beni archeologici di Torino, che è responsabile della collezione archeologica concessa in comodato d’uso trentennale all’Egizio. «Abbiamo appreso, per il momento solo informalmente, dei colloqui preliminari in merito alla possibilità che la città siciliana ospiti materiali del museo egizio di Torino», dice la soprintendente torinese Egle Micheletto.

Gli appuntamenti tra l’amministrazione etnea e la direzione del museo hanno causato gli strali della sezione di Torino della Lega nord. Era stato il capogruppo al consiglio comunale Fabrizio Ricca a esprimere per primo il suo fastidio nei confronti della possibilità che i reperti ospitati nei magazzini di via Accademia albertina venissero portati in via Crociferi, nel pieno centro di Catania. «Non è per la Sicilia, è per la distanza», aveva detto Ricca intervistato da MeridioNews. Pochi giorni dopo era stato il referente del partito di Matteo Salvini a organizzare una protesta davanti alle porte del Museo egizio. Uno sparuto gruppo di manifestanti con uno striscione e la scritta: «Le mummie a Torino, a Catania Fassino». Un tentativo di avviare una polemica con il primo cittadino di centrosinistra.

Al netto delle prese di posizione di tipo politico, però, c’è da fare i conti con la novità di un’esposizione nel capoluogo etneo. «Per quanto attiene agli aspetti di tutela – afferma la soprintendente ai Beni archeologici di Torino – nel caso venga individuata una sede idonea per una corretta esposizione, non dubitiamo che verrà elaborato un progetto scientifico di alto profilo». Che tenga conto, «con attenzione estrema, dei parametri di conservazione dei manufatti, così come avvenuto per il recente riallestimento della sede storica a Torino». Il museo di via Accademia delle scienze, infatti, è stato riaperto l’1 aprile 2015, dopo oltre tre anni di lavori di ristrutturazione. Durante i quali una sostanziosa parte dei manufatti è stata nascosta agli occhi dei visitatori per essere restaurata.

Di mezzo, però, c’è anche la burocrazia. «Andranno considerati quegli aspetti che coinvolgono le strutture centrali del ministero – spiega Micheletto – In particolare la direzione generale Musei, di recente istituzione». Saranno loro a dover controllare «gli aspetti più propriamente amministrativi della concessione dei reperti». Tanti passaggi che devono essere messi in fila prima di vedere l’apertura di una sede distaccata a Catania. «Garantiremo, come di consueto, la massima disponibilità e collaborazione – conclude Egle Micheletto – Nell’intento di favorire proficui rapporti tra le diverse istituzioni culturali interessate al progetto». 

L’asse Catania-Torino, intanto, esce rafforzato da un altro progetto sempre legato all’archeologia egizia: il Cnr etneo ospiterà giovani ricercatori del Museo egiziano del Cairo, anche in virtù delle collaborazioni già instaurate con il polo museale diretto da Christian Greco. Un’iniziativa, questa, che però non ha niente a che vedere con la partnership in costruzione tra il Comune di Catania e il museo torinese. Ma che, invece, vede impegnato l’Ibam insieme al National museum of egyptian civilisation e all’Unesco, oltre che con il predetto Museo egizio di Torino. «Un riconoscimento – spiega il direttore dell’Ibam Daniele Malfitana – che evidenza quanto importante sia stato in questi anni aver lavorato bene e aver definito per l’Istituto un ruolo di leader su temi di portata internazionale che hanno a che fare con la fruizione, l’allestimento e la comunicazione dei beni culturali anche attraverso l’utilizzo delle più aggiornate tecnologie multimediali».

Luisa Santangelo

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