Il Palermo conquista la terza vittoria consecutiva superando al Barbera i lucani grazie ad un gol di Luperini a tre minuti dal 90'. Un successo più largo avrebbe fotografato meglio l'andamento del match ma i padroni di casa hanno trovato di fronte un portiere in vena di prodezze
Il muro costruito dal Potenza crolla nei minuti finali Per i rosa tre punti d’oro e ingresso in zona playoff
Non c’è due senza tre. Il Palermo ci ha preso gusto: dopo avere battuto Juve Stabia e Paganese, i rosanero conquistano nel giro di sei giorni la terza vittoria consecutiva superando al Barbera il Potenza con il punteggio di 1-0 grazie ad un gol realizzato dal centrocampista Luperini al 42’ del secondo tempo. Un successo, quello ottenuto nel recupero della gara valida per la seconda giornata del girone C, che consente agli uomini di Boscaglia di entrare a quota 12 punti in zona playoff e di proiettarsi verso l’immediato futuro con grande fiducia in virtù di un percorso che si sta sviluppando all’insegna della continuità. E’ proprio questa la parola chiave: continuità. Target necessario, in termini di risultati, per legittimare le proprie ambizioni e visibile, intanto, anche sotto altre forme. Il cuore, la grinta e lo spirito di sacrificio che domenica scorsa hanno permesso ai rosa di battere la Paganese e di superare i momenti di sofferenza patiti nel secondo tempo sono stati gli stessi strumenti attraverso i quali il Palermo, nell’ambito di un match con una trama differente, ha costruito l’affermazione contro il Potenza.
Una vittoria per 1-0 che, oltretutto, è bugiarda dal punto di vista del risultato tenendo conto del fatto che i padroni di casa avrebbero potuto imporsi con un punteggio più largo se, soprattutto nella ripresa, non avessero trovato sulla loro strada un portiere (Marcone, estremo difensore allenato a Trapani da Boscaglia) in vena di miracoli. Gli interventi super, nel secondo tempo, su un sinistro a giro del subentrato Silipo (autore a tre minuti dalla fine del cross prezioso capitalizzato da Luperini con un tap-in sotto porta), su una conclusione di destro di Floriano, su un colpo di testa all’incrocio dei pali del neo-entrato Lucca e su un potente destro da fuori area di Odjer sembravano le spie di una partita ‘stregata’ e invece la rete del numero 27 rosanero (per l’ex Trapani, tornato tra gli effettivi dopo lo stop forzato a causa del Covid, si tratta del secondo gol in questo campionato, il primo al Barbera) ha premiato gli sforzi dei padroni di casa. Che, dopo un primo tempo molto complicato durante il quale – complice la minore brillantezza rispetto alle ultime gare evidenziata da alcuni elementi come ad esempio Rauti, Kanouté e Broh – hanno faticato a trovare varchi e a scardinare il muro eretto dagli ospiti schierati con un 3-5-2 leggibile come un 5-3-2 in fase di non possesso, hanno avuto il merito nella ripresa di tenere il piede costantemente premuto sull’acceleratore e di credere fino all’ultimo nella possibilità di conquistare l’intera posta in palio.
Sarebbe stata una beffa non vincere questa partita, praticamente a senso unico al cospetto di un avversario impostato dallo stratega Capuano in un certo modo (il folcloristico tecnico rossoblù ha dovuto rinunciare agli squalificati Cianci e Conson) e sceso in campo con l’unico obiettivo di difendersi. Ecco perché, contro una squadra che per tutto l’arco dell’incontro ha giocato con quasi tutti gli uomini dietro la linea del pallone, la vittoria dei rosa assume un valore ancora più grande. Ci sono partite che riesci ad incanalare sui binari a te più congeniali come quella con la Paganese e altre come quella contro il Potenza in cui devi essere bravo a sciogliere i nodi e cercare, con pazienza, nuove chiavi vincenti. Ed è ciò che ha fatto la formazione di Boscaglia che, grazie anche alla freschezza di giocatori partiti dalla panchina (non è un caso che il gol-vittoria sia nato sull’asse Silipo-Luperini), nel secondo tempo ha creato i presupposti (maggiore gioco senza palla, circolazione più rapida, inserimenti tra le linee) per impensierire l’avversario e portare a termine la propria missione con una di quelle vittorie che rendono felice un allenatore. Una vittoria ‘pesante’, in relazione soprattutto alle dinamiche di una partita ‘antipatica’, e conquistata con una prova di maturità.