Il Motoraduno dell’Etna e quell’intuizione di Luciano Bellia «Al fatto sportivo aggiungiamo un significato umano e civile»

Agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, Belpasso è un normalissimo centro della provincia di Catania. Non ha un ospedale e neanche una scuola superiore. In compenso ha ben due banche locali sulle quali fa affidamento la sua economia, rivitalizzata da un’edilizia in costante crescita e dai tentativi di industrializzazione che costituiscono una novità rispetto alla tradizione, rappresentata dall’agricoltura e dall’artigianato. Mentre il numero dei giovani che, ultimata la terza media, continuano gli studi è in aumento, appare piuttosto contenuto il fenomeno dell’emigrazione, se messo in relazione con quello di alcuni paesi vicini. Nel corso del decennio, se si eccettuano le fibrillazioni della politica che dal 1971 al 1979 regalano ben sette sindaci (Sebastiano Raciti, Giuseppe Coco, Santo Tomasello, Antonino Montagna, Giuseppe Licandri e Antonino Manuli), Belpasso si segnala per una certa vivacità.

La Brigata d’Arte Martoglio, raccogliendo l’eredità del suo fondatore Antonino Russo Giusti, ha piantato stabilmente le tende in quel teatro La Fenice fatto edificare nell’Ottocento dal barone Lorenzo Bufali, dove ogni anno tiene le sue stagioni di prosa. I due storici Istituti di credito locali, attraversano un importante momento di crescita, come testimoniato dal trasferimento della sede sociale e dei relativi uffici in moderni e funzionali edifici: nel dicembre del 1970 la Cassa Rurale Maria SS. Immacolata e nell’aprile del 1974 la Banca Popolare di Belpasso, già Banca operaia cooperativa.

Mentre, sul versante sportivo, la pallavolo muove i suoi primi passi, le due squadre di calcio (U.S. Belpasso e Pol.va Belpassese), in un clima di competizione ed emulazione, fanno la spola tra prima Categoria e promozione, incrociandosi talvolta al vecchio San Gaetano in infuocati e appassionanti derby. . Per non parlare della Marcia longa Belpasso-Etna che dal 1973 al 1977 passa da trecento ad oltre mille partecipanti.

Alla fine del 1975, Mimmo Russo dà inizio, sulla mitica frequenza di 102,5 Mhz in fm, alle trasmissioni sperimentali di Radio Belpasso, che nell’anno successivo assumerà la denominazione di Radio Mongibello Belpasso, meglio nota come RMB, da cui avrà origine l’attuale gruppo editoriale, autorevole presenza nel panorama radio-televisivo e dell’informazione siciliani con Etna Radio, Radio Cuore, Radio Fantastica, Sestarete e MeridioNews.

Ad accrescere tale vivacità contribuisce anche il Moto Club Belpasso guidato da un giovane presidente, Luciano Bellia, docente di Materie letterarie nella locale scuola media con dei trascorsi nella Guardia di finanza, cui si deve la passione mai doma per le due ruote. Corre l’anno 1977 e, dopo un’attività che dal 1973 ha visto il Moto Club segnalarsi per l’organizzazione di gare e la partecipazione ad eventi di un certo impegno (dove – attraverso significative vittorie nei vari campionati provinciali, regionali e nazionali – ha nodo di mettersi in mostra una squadra corse di assoluto valore), il professore ritiene maturi i tempi per giocare la carta del mototurismo. Nasce così il Motoraduno Nazionale Città di Belpasso, che contiene tutti i caratteri degli sviluppi successivi. Rischia molto il professore Bellia – la prospettiva che la sua proposta possa scontrarsi con la cortina di indifferenza e diffidenza che solitamente circonda iniziative nuove e sconosciute è più che fondata –, ma le reazioni sono chiare e si capisce subito che il Motoraduno non sarà affatto una meteora.

Fra chi non rimane indifferente c’è chi scrive queste righe che state leggendo cui un articoletto scovato nelle ultime pagine del Corriere dello Sport, mentre, tra la calura del mese di agosto, l’espresso Roma-Siracusa comincia a muoversi dalla stazione Termini, trasmette un entusiasmo misto a soddisfazione per la presenza del proprio paese sulle pagine di un quotidiano a tiratura nazionale e per una manifestazione (un raduno nazionale di moto) capace di suscitare unanimi consensi. Sarà probabilmente questa emozione a spingermi, negli anni successivi, ad entrare nello staff organizzativo e a collaborare ad alcune edizioni del Motoraduno, presto diventato (1979) Motoraduno Internazionale dell’Etna.

Fra chi non rimane indifferente c’è anche Mimmo Russo che supporterà l’iniziativa mettendo a disposizione prima le frequenze di Rmb e poi quelle di Radio Cuore e Radio Fantastica (e anche qualche pagina di Alta Frequenza), attraverso spot, servizi, annunci, collegamenti e approfondimenti. Un impegno personale, dal quale non è distolto neanche dagli impegni istituzionali assunti agli inizi degli anni duemila, quando la carica di assessore comunale all’Urbanistica nella giunta guidata da Saro Spina non gli impedirà di presenziare costantemente a tutti i momenti della manifestazione, dall’apertura alla premiazione.

Il segreto del successo sempre crescente del Motoraduno – oltre che nell’originale formula che ad ogni appuntamento esibisce una ricca varietà di proposte e di novità capaci di rendere unico quel contenitore ricco di iniziative capaci di spaziare dal turistico al ricreativo, al culturale – è da attribuire allo spirito che lo ha sempre sostenuto sin dalle origini e che mai lo ha abbandonato. «Al raduno, che ufficialmente è un semplice fatto sportivo e turistico, – scriveva Bellia – noi attribuiamo un alto significato umano e civile di incontro che favorisce la conoscenza, lo scambio di esperienze, l’amicizia, la fratellanza di regioni e nazioni diverse.». È lo spirito della festa e dell’accoglienza cha ha visto «gli abitanti dei vicini paesi etnei, ricchi di storia, di miti, di leggende, di calore umano» accompagnare il viaggio e il soggiorno di centinaia e centinaia di centauri provenienti da tutte le parti d’Italia e d’Europa in una terra – conclude Bellia – dal paesaggio unico al mondo, ricco di sole, di montagne di fuoco.» Accoglienza e festa che ininterrottamente dal 1977 al 2019 hanno fatto da richiamo a folle rombanti e festanti provenienti da ogni parte.

Nel momento in cui, dopo la sosta forzata del 2020, il Motoraduno internazionale dell’Etna riprende il suo cammino con la quarantaquattresima edizione, se da un lato non si possono non riconoscere i grandi meriti di chi ha avuto l’idea, intuendone portata e potenzialità, dall’altro è doveroso porgere un caloroso in bocca al lupo a Nino e Maria Grazia Bellia che hanno raccolto il timone del padre, al quale va doto atto di avere saputo resistere con tenacia negli anni, pilotando la sua creatura con mano ferma e decisa secondo i canoni della più avanzata managerialità e indicando il percorso di promozione turistica del territorio come prospettiva di rilancio del suo tessuto socio-economico. Nello stesso tempo non possiamo non immaginare il fervore con il quale da lassù Luciano Bellia, che nel gennaio di quest’anno ci ha lasciati, e Mimmo Russo, che lo ha preceduto nel 2018, vivono la vigilia. Entrambi frementi – per contrattempi che avrebbe risolto in quattro e quattr’otto, il primo, e per qualche spot non proprio impeccabile o per qualche collegamento da perfezionare, il secondo – ma con un sorriso sornione, che rivela la soddisfazione di chi sa che le proprie creature – Il Moto Club e la Radio – sono in buone mani.  


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