Con la sua morte se ne va un pezzo di storia del pugilato cittadino con il quale tutti i più grandi pugili palermitani sono entrati in contatto. Benny Cannata racconta a Meridionews cosa Tomaselli ha rappresentato per questo sport: «Di persone così ne nascono una ogni cento anni»
Il mondo della boxe piange Pino Tomaselli Cannata: «Ha fatto la storia di questo sport»
La boxe cittadina piange Pino Tomaselli, maestro storico dei pugili più grandi di Palermo. A farne un ritratto è Benny Cannata, pugile e proprietario della Suprema Boxe che negli ultimi due anni è stato in corsa per il titolo italiano dei medio-massimi. «Pino Tomaselli – racconta a Meridionews – è una di quelle persone che nascono una volta ogni cento anni. Come personaggio lo posso paragonare solo ai più grandi campioni. Non quelli che alzano solo la cintura in aria, ma soprattutto quelli che creano campioni. Dietro un grande pugile c’è necessariamente un grande maestro e lui ha avuto i più grandi pugili di Palermo». Come Pino Leto, Inserra, Semilia, Giappone, Castellini. «Tutti grandissimi di cui si parla ancora dopo trenta o quarant’anni e che uscivano dalla sua palestra».
«Oggi sono stato ai funerali del maestro – continua commosso Cannata –. La cosa che più mi ha colpito è stata essere circondato da persone che ai tempi erano semplicemente i suoi allievi. Mi sono reso conto che tutte queste persone sono quelle che materialmente mandano avanti la boxe a Palermo». Sono tanti, secondo il pugile, i meriti da ascrivere a Tomaselli per aver mandato avanti questo sport nel contesto cittadino. «Se oggi a Palermo il pugilato funziona, lo dobbiamo anche a lui. Tra i suoi allievi, molti sono diventati arbitri, altri allenatori o commissari di riunione federali. Il suo lavoro sta dando frutti ancora oggi e credo che ne godremo per tanti anni, perché si tratta di ragazzi o di 40-50enni. Anche il mio maestro, Salvo Cannata, è stato cresciuto da Tomaselli dai 15 anni fino ai 22».
Per la boxe cittadina si tratta di una scomparsa pesante. Un personaggio positivo che se ne va avendo comunque lasciato di sé un ottimo ricordo. «Oggi Pino ci lascia un vuoto – spiega Cannata –, ma ci ha riempito le vite. Era soprattutto un brav’uomo, ha sempre fatto del bene, mettendo la sua vita a disposizione dei meno fortunati: ragazzi senza famiglia, usciti dal carcere o drogati». Che Tomaselli riuniva nella sua palestra. «Non scordiamo che lui nella vita ha fatto il poliziotto – continua il boxeur – Per molte persone è stato un maestro di vita e un secondo padre». Dotato di un carisma unico, Cannata sa bene cosa significasse averlo accanto nel corso di un incontro: «Io non ho avuto l’onore di essere allenato da lui, perché sono figlio di un’altra epoca, però sono orgoglioso di averlo avuto con me per quelli che sono stati gli ultimi due suoi incontri».
Tomaselli ha anche assistito al debutto di Cannata, pur essendo già ammalato. «L’ho visto entrare con la stampella e col respiro affannato e questo mi ha riempito il cuore. Si è fatto piccolo piccolo, mi ha salutato e mi ha dato quei due o tre consigli fondamentali che mi hanno poi portato alla vittoria. Per me è stata una cosa indimenticabile». Il pugile, infine, confida gli ultimi consigli ricevuti dal maestro: «Continua ad allenarti: le qualità ci sono, la stoffa c’è, non mollare mai». «Oggi anche il mondo della boxe non è come una volta – conclude amaro Cannata – Prima il pugilato era uno sport per pochi. Adesso, almeno a livello dilettantistico, è un po’ più commerciale. Il professionismo, poi, è un’altra cosa».