Il ponte sullo stretto è crollato definitivamente. Il simbolo del riscatto siciliano, dellentrata della nostra regione in Europa, di quella potenziale valanga inarrestabile di turisti, sponsor, danaro e successo pronta a ricoprire lisola, è stato barattato alla migliore offerta sul mercato. Ma come? Non era la priorità assoluta? Non rappresentava, il ponte, il sigillo di unemancipazione siciliana assolutamente necessaria? Non era linfrastruttura più ambiziosa della nostra storia e dunque, solo per questo, meritevole di essere esaltata a spada tratta?
Sì è vero, è un incipit grassamente polemico e probabilmente troppo poco profondo, ma davvero non può proprio non fare specie il presidentissimo della Regione Cuffaro pronunciare le parole soddisfatto per l’accordo, uscito, ieri pomeriggio, dalla conferenza stampa tenuta assieme ai ministri Di Pietro (Infrastrutture) e Bianchi (Trasporti), nella quale è stato esposto il programma governativo di utilizzare i fondi, originariamente destinati al ponte, per altre opere in Sicilia. Ma come? E davvero soddisfatto, presidente? Unintera immagine elettorale (e non solo, anche culturale e dappartenenza) non era stata fondata sul sogno del gigante di ferro, salvatore della Trinacria, sola, asociale e tristissima?
Laccordo tra il Governatore e i ministri, trovato ieri, prevede così il dirottamento dei fondi del ponte per il completamento dei lavori sulla superstrada Agrigento-Caltanissetta (oltre 900 milioni di Euro) ed il finanziamento della mobilità delle tre grandi città siciliane Palermo, Catania e Messina in virtù di un budget di 240 milioni di Euro per ognuna. Soldi ripescati, dunque, per la metropolitana di Palermo, per quella di Messina e per il collegamento ferroviario catanese tra Stesicoro e laeroporto Fontanarossa.
Ma non è certo finita qua, perché Cuffaro ieri nelle vesti di quello dei panettoni Bistefani che strillava ma chi sono io Babbo Natale? – ha annunciato altre elargizioni di denaro, stavolta tutto tutto siciliano per lammontare di 290 milioni di Euro, in favore della rinascita ambientale della zona di Falcata a Messina (cento milioni), e per realizzare lallaccio autostradale Ragusa-Catania ed i collegamenti Siracusa-Gela e Palermo-Agrigento.
Dunque cosa succede in questo strano autunno pre-Finanziaria? Il ponte è stato davvero scaricato? Finisce così la saga più avvincente degli ultimi anni di politica regionale? Il mostro di ferro non tira più? Anselmo, ristoratore di Ganzirri, dovrà ristampare le sue ricevute fiscali nelle quali campeggiava il ponte dei desideri? Dopo tantissimi anni di polemiche, finisce in un passaggio di sacchetti d’oro, la voglia di ponte?
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