Concita De Gregorio, direttore de lUnità, è una delle poche donne alla guida di testate nazionali. Le abbiamo chiesto cosa consiglia ai giovani che si accostano al giornalismo. E abbiamo anche parlato di ciò che significa per una donna dirigere un grande quotidiano
«Il mio mestiere? È fatto di dubbi»
«Le differenze tra un direttore di giornale donna e un direttore uomo? Ci sono, perché le donne portano all’interno del lavoro la loro vita, mentre gli uomini la tengono fuori. E penso che sia un tempo, questo, in cui c’è molto bisogno di fare entrare la vita nei palazzi, di aprire le porte e le finestre». È l’opinione di Concita De Gregorio, una dei due direttore donna in Italia di un quotidiano a tiratura nazionale, L’Unità (l’altra è Flavia Perina, de Il Secolo di’Italia). L’abbiamo incontrata al festival di Perugia e abbiamo parlato della sua visione del rapporto tra donne, uomini e potere, anche all’interno delle redazioni giornalistiche.
Quali sono le caratteristiche necessarie per dirigere un giornale?
«Bisogna essere molto costanti, non demordere mai, non arrendersi, essere sicuri di se stessi, crederci. Certo non è sufficiente, ma è indispensabile».
Spesso gli uomini pensano che sbattendo un po’ gli occhi, facendo un sorriso dolce, le donne riescano ad ottenere dei favori. Viceversa molte donne pensano di essere svantaggiate, perché comunque il potere è nelle mani degli uomini. Lei che ne pensa?
«Non è vera né l’una né l’altra cosa. Se un uomo pensa che alle donne basti sbattere gli occhi è perché questo è il suo modo di intendere i ruoli. Non è così, naturalmente. Le donne che fanno in quel modo si adattano a quel modello maschile, ma non è questa la strada. E anche le donne che pensano di essere svantaggiate, per certi versi, assecondano quel modello di riferimento. Un modello nella cui affermazione influisce potentemente l’ipnosi televisiva».
Lei dirige un giornale di carta in un contesto in cui continuamente si mette in discussione il futuro della carta stampata. A parte la televisione, il web sta acquisendo maggiore spazio. Come vede il futuro?
«Io credo che la qualità paghi sempre, sia sul web che sulla carta. E sono convinta che ci sarà sempre il giornale di carta».
Cosa consiglierebbe ad un giovane aspirante giornalista?
«Di essere umile, perché l’umiltà è la cosa principale ed è quella che un po’ si è perduta nei giovani. Vedo che a volte c’è presunzione, insofferenza verso gli insegnamenti. E invece non si finisce mai d’imparare. Raccomanderei soprattutto l’esercizio del dubbio. Dubitare di sé è sempre una grande tecnica, molto efficace. E infine raccomanderei di essere molto costanti. Fare le cose in cui si crede, semplicemente farle senza aspettare che qualcuno ci dia il permesso».
Lo consiglia nonostante oggi sia così difficile trovare un lavoro da giornalista?
«Sì. I contratti, è vero non si trovano, ma il lavoro lo si fa anche senza i contratti. E quando un lavoro è di qualità, la passione c’è, la tenacia c’è e la qualità della persona c’è pure, tutto si riconosce. Contratto o non contratto».