Sabato scorso dieci persone, nei punti vendita di Catania e Ragusa, hanno dovuto smobilitare improvvisamente. Dietro la decisione ci sarebbe un vecchio accordo tra i vertici passati della Prenestina e la catena con sede a Milano
Il licenziamento dei dieci operai dei bar di Bricoman Parla il gestore: «Inutile ogni trattativa con l’azienda»
L’opzione sul tavolo è stata soltanto una: il licenziamento. Anche se la notizia è stata comunicata ai dipendenti durante una mattina di un insolito e caldo sabato di fine febbraio. Giusto il tempo di smontare tutto e mettere da parte la merce, disdire qualche pranzo già prenotato dai clienti e appendere un cartello in cui si precisava «la momentanea sospensione del servizio». Qualcuno, non è chiaro quando, tornerà a servire caffè e cornetti nei punti commerciali di Catania e Ragusa. Di fatto i due bar all’interno di Bricoman, la catena di prodotti per la costruzione e ristrutturazione della casa con base operativa a Milano, sono chiusi.
«Senza nessun preavviso ci siamo ritrovati alla porta. E pensare che la mattina in cui ci hanno detto di fermarci era pure arrivata della merce». I cinque dipendenti del punto vendita di Catania, all’interno del parco commerciale Centro Sicilia, parlano con l’amaro in bocca. Stesso copione a Ragusa in una realtà che coinvolgeva lo stesso numero di addetti. Anche perché a quel posto di lavoro, trovato grazie a un annuncio online, si erano un po’ affezionati. «Gestivamo il bar da agosto 2018 come se fosse il nostro – raccontano a MeridioNews – Tutto è andato liscio fino a novembre scorso». Periodo in cui ai lavoratori sarebbe stata comunicata dall’allora amministratrice della società Prenestina, cioè quella che gestisce cinque punti ristoro della catena – due in Sicilia e altri tre a Roma, Verona e Treviso – la possibilità di ricevere una lettera di licenziamento.
«Poi è calato il silenzio – continuano i lavoratori – e così ci siamo di fatto tranquillizzati». All’interno della società romana intanto cambiano i vertici, la ripartizione delle quote e al timone finisce l’imprenditore Vincenzo Frustaci. «Mi sono insediato a fine gennaio – spiega lui al telefono – e abbiamo scoperto che a luglio 2019 era stata mandata una lettere di disdetta a Bricoman per i due bar di Catania e Ragusa, ufficialmente perché in perdita». Nei vecchi consigli d’amministrazione, in cui sedevano dei parenti di Frustaci però quella comunicazione non sarebbe mai arrivata. Almeno questo è quello che sostiene l’attuale dirigente: «Su questo fronte – aggiunge – siamo con gli avvocati».
Frustaci, a situazione ormai cristallizzata, avrebbe comunque provato a gettare un’ancora di salvezza per i suoi dipendenti. «Sono andato a Milano per chiedere a Bricoman di rivedere la situazione. Ho chiesto anche di potere interloquire con la nuova società che subentrerà nella gestione ma non c’è stata nessuna apertura. L’obiettivo ideale era quello di spostare i lavoratori in questa nuova realtà che arriverà al posto nostro». Scenario senza nomi precisi e con l’ipotesi di assorbimento dei lavoratori che fino a questo momento non sembrerebbe, non sono chiari i motivi, praticabile. «Il nostro più grosso rammarico – continuano gli ex addetti – è avere perso un posto all’interno di una società (Prenestina, ndr) che ci ha consentito di lavorare con tutte le carte in regola. Contratti veri che nel panorama occupazionale catanese sono pura utopia». In attesa di capire meglio i contorni di questa storia per gli ex dipendenti l’unica consolazione al momento è la garanzia dei pagamenti per il mese di marzo. Ma la vicenda è tutto fuorché chiusa.