Ieri Ettore Leotta, assessore alla Funzione Pubblica, si è dimesso. Oggi lo segue il collega titolare dell'Agricoltura. Ma stavolta le motivazioni sono di natura prettamente politica. Caleca se ne va criticando l'ingresso in giunta di Giovanni Pistorio, ex assessore di Cuffaro e uomo vicino a Lombardo
Il governo Crocetta perde pezzi, Caleca si dimette «Estraneità di fronte a incomprensibili ritorni al passato»
La giunta Crocetta perde un altro pezzo. L’assessore all’Agricoltura Nino Caleca si è dimesso. È il secondo componente del governo regionale a lasciare l’incarico in due giorni. Ieri era stata la volta di Ettore Leotta. Ma se quello dell’ex numero uno della Funzione pubblica è stata una scelta personale, «dovuta alla stanchezza di viaggiare da Siracusa a Palermo», come da lui stesso ammesso, la decisione di Caleca sembra tutta di natura politica e di aperta critica verso le ultime mosse del presidente della Regione.
In una lettera l’ormai ex assessore all’Agricoltura scrive: «Avverto un totale senso di estraneità di fronte a incomprensibili ritorni al passato». Il riferimento è all’ingresso in giunta, proprio in sostituzione di Leotta, di Giovanni Pistorio, ex assessore regionale del governo Cuffaro, poi transitato nel Movimento per l’autonomia e uomo molto vicino a Raffaele Lombardo. Pistorio, adesso nell’Udc, era già capo della segreteria particolare di Leotta e ha dunque seguito da vicino l’ancora incompiuta riforma delle Province. Anche per questo, oltre che per equilibri interni alla maggioranza, sarebbe stato scelto per guidare l’assessorato che deve chiudere il tormentato percorso. In serata è arrivato il commento del presidente della Regione: «Gli assessori dell’attuale giunta sono stati da me nominati sulla base delle indicazioni delle forze politiche che sostengono il governo, alcune delle quali sono espressione di un centro politico al quale appartengono, con tratti di storia comune e persino di militanza nello stesso partito, i parlamentari che hanno indicato e poi sostenuto fino all’ultimo momento l’assessore Caleca, con i quali quotidianamente si rapportava».
L’avvicendamento tra Leotta e Pistorio è quello tra un politico e un tecnico, visto che Leotta è magistrato in pensione del Tribunale amministrativo regionale della Sicilia e della Calabria. Ieri il presidente Rosario Crocetta ha subito precisato che non è in vista un rimpasto generalizzato. Adesso le dimissioni irrevocabili di Caleca potrebbero cambiare il quadro. Intanto il governatore commenta: «Sinceramente non capisco le dimissioni dell’assessore Caleca. Ha colto in questi mesi la linea delle politiche di legalità che contraddistinguono il mio governo passato, presente e futuro e ha sempre accolto le iniziative da me proposte in tal senso, come l’accoglimento all’interno delle politiche agricole, di un contrasto alla mafia dei pascoli. Caleca – continua Crocetta – è stato pronto a recepire con entusiasmo alcune mie proposte e in particolare, come ha fatto nel corso dell’ultima giunta, due clausole rivolte, una a richiedere le informative antimafia preventive a tutti i partecipanti ai bandi proposti sulla banca della terra dall’assessorato, cosa mai successa prima all’assessorato Agricoltura; la seconda finalizzata ad escludere dalla concessione dei terreni coloro che, e si tratta spesso di soggetti mafiosi, illegittimamente, con usucapione hanno acquisito proprietà della Regione. In ogni caso – conclude – è dispiaciuto, dopo il miglior vertice politico di maggioranza degli ultimi due anni e mezzo, ricevere sul mio tavolo le dimissioni dell’assessore Caleca, avrei voluto sinceramente discuterle e condividerle con lui, rassicurandolo che la garanzia di legalità è rappresentata da un presidente che tale scelta l’ha fatta da sempre, quale ragione profonda di vita e non come un habitus momentaneo, da una squadra di governo e da una coalizione che condividono fortemente tale linea». Mentre il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti sottolinea: «Per noi il governo è già politico perché abbiamo indicato i nostri assessori. Adesso ripartiamo da un’accelerazione sulla riforma delle province».