Chiusa dal dopoguerra e aperta solo per eventi culturali, l'edificio nasconde una storia affascinante. Nella prima tranche dei lavori di restauro - costati 530mila ma non sufficienti a renderla fruibile - è stato scoperto un cimitero. «Sei persone sepolte 200 anni fa che si erano mummificate in maniera naturale»
Il gioiello dimenticato nel cuore barocco di Scicli La chiesa della Consolazione, tra mummie e restauri
Che fine ha fatto il progetto per rendere nuovamente fruibile la chiesa di Santa Maria della Consolazione a Scicli? Il luogo di culto, incastonato nel centro storico del Comune barocco, è chiuso più o meno dal secondo dopoguerra ed è stato recentemente riaperto solo in occasione di eventi culturali. Era il luglio del 2008 quando vennero consegnati i lavori di consolidamento, ad opera del Dipartimento della protezione civile di Ragusa. L’importo di quella prima parte era di 530mila euro su un totale di circa un milione 300mila euro, provenienti dalla legge regionale 433/91, e l’incarico fu affidato all’ingegnere messinese Basilio Di Natale, all’architetto Vincenzo Giavatto, di Scicli, e al geometra Paolo Grimaldi, di Caronia.
«Il nostro incarico – spiega Giavatto – prevedeva la messa in sicurezza della chiesa, e noi lo abbiamo portato a termine, sistemando le volte e la facciata e facendo un lavoro di tirantatura. I problemi, però, non sono mancati. Dapprima – prosegue il progettista – ci siamo resi conto che le voltine delle cripte che si trovavano sotto il pavimento erano molto labili e le abbiamo dovute ripristinare, ma il problema più grande è venuto fuori al momento di sistemare il pavimento, che non era stabile. Nel frattempo la protezione civile aveva dato incarico interno per la redazione del nuovo progetto, che avrebbe dovuto permettere di completare l’opera e di renderla di nuovo fruibile».
Quando l’architetto fa riferimento al problema più grande intende la scoperta fatta due mesi dopo. A settembre, infatti, sotto il pavimento venne trovato un cimitero. Fino all’800, del resto, era consuetudine seppellire i nobili, i religiosi e gli aristocratici all’interno dei sotterranei dei luoghi di culto e non appena il pavimento è stato rimosso sono venute alla luce undici sepolture singole e 30 cripte.
I lavori non si sono fermati, a Scicli sono giunti i vertici della Sovrintendenza, e l’allora sindaco Giovanni Venticinque ha disposto il trasferimento dei resti mortali al cimitero comunale di contrada Mendolilli. Ma non era finita. «Man mano che i lavori proseguivano, e precisamente a novembre – spiega Giuseppe Savà, giornalista e portavoce dell’amministrazione – la chiesa ha restituito ancora corpi e questa volta, per una serie di condizioni climatiche e del terreno, si trattava di sei persone sepolte tra 150 e 200 anni fa che si erano mummificate in maniera naturale. In città si è scatenato un vero dibattito su cosa fare con le mummie, persino il critico d’arte Vittorio Sgarbi si è voluto recare personalmente sul posto e se da un lato c’era chi voleva il pavimento, dall’altro c’era chi proponeva di lasciare tutto a vista e di mettere solo una vetrata. Alla fine si è deciso di riseppellire nuovamente le mummie nelle cripte sotto la chiesa e di coprire tutto. In questo modo la messa in sicurezza dell’opera è stata completata, ma la chiesa non è stata mai riaperta, se non in occasione dei Sepolcri del giovedì santo, delle Giornate Fai di Primavera e per eventi sporadici, come quelli dell’artista Sasha Vinci e della cooperativa Triskele».
C’è da dire, comunque, che le sei mummie non sono state neanche le prime a riaffiorare nella chiesa della Consolazione di Scicli. Già nei primi del 1900 era stato scoperto il corpo di quella che poi è stata ribattezzata La regina dei Mori, per via del colore della sua pelle, l’unica che oggi è possibile vedere all’interno della chiesa poiché custodita in una teca di vetro e l’unica che è stata anche approfonditamente studiata, mentre «sulle sei poi nuovamente seppellite – fa sapere l’archeologa e paleopatologa Valentina Pensiero – è stato possibile solo scattare qualche foto da lontano e procedere ad un esame sommario. Le sei mummie – prosegue – erano quelle di tre uomini e tre donne e avevano anche i vestiti addosso, a differenza della Regina dei Mori. Costei, al momento della morte, avvenuta verosimilmente verso la metà dell’800, aveva tra i 45 e i 55 anni. Ho avuto modo di studiare anche il corredo trovato all’interno delle cripte – spiega ancora l’archeologa – e i corpi erano in quelle più vicine all’altare. Successivamente la parte sottostante della chiesa è stata tutta controllata, tranne sotto l’organo. Lì è possibile ancora scendere di qualche metro e nessuno sa cosa ci sia».
Dunque, attualmente la chiesa resta chiusa e per capire se e quando inizierà la seconda parte dei lavori bisogna interpellare la Protezione Civile. «L’anno scorso abbiamo chiesto a Palermo la nomina del nuovo gruppo di progettazione – spiega il dirigente dell’Unità Operativa di Ragusa Antonio Sallemi – ed è stato proposto un secondo intervento che dovrebbe essere finanziato, anche perché i fondi non dovrebbero, nel frattempo, essere andati persi. Come protezione civile stiamo effettuando una ricognizione di tutte le opere in corso, completate e da completare sul territorio ibleo e per la chiesa della Consolazione di Scicli tutto si è fermato alla richiesta di una perizia di variante. Se si comincia a lavorare celermente, però, i tempi potrebbero non essere molto lunghi e intendo sollecitare di nuovo Palermo in tal senso. Si tratta di fondi della legge 433/91 e la decisione sui lavori e sul finanziamento spetta unicamente a loro».