Il gentil sesso mostra i muscoli

“Secondo Luigi Di Giuseppe, psicologo–psicoterapeuta, la crisi dell’universo maschile dipende sicuramente dal fatto che la crescita sempre maggiore del livello di istruzione e di partecipazione lavorativa – viste come indispensabili fattori di emancipazione – hanno portato la donna “nuova” a non considerare più l’uomo come il fine ultimo della sua vita; affiancadogli altre priorità quali la carriera e l’affermazione personale.[…]

La situazione è molto intricata, ma i maschietti sembrano aver trovato una soluzione. Un articolo di Repubblica recentemente ha sottolineato come l’attuale tendenza degli uomini italiani è quella di “delocalizzare” i propri affetti, cioè di cercare la propria anima gemella nei paesi dell’Est dove si trovano donne più tradizionaliste, semplici ed umili, non contaminate dal consumismo imperante nelle società occidentali.”

 

Queste le tesi che l’articolo di Fabrizio Rubino (“Non ci sono più le donne e gli uomini di una volta” – www.flingue.unict.it/step1/v2_open_page.php?id=649 – 16 febbraio 2005) ha portato all’attenzione dei nostri lettori e delle nostre lettrici (la precisazione, qui, sembra d’obbligo). E proprio queste ultime, le lettrici, le donne, le “femmine” sono state, negli ultimi giorni, le animatrici di un dibattito interessante sulla tribù di zammù.

 

All’articolo di Fabrizio Siska risponde:

“Vorrei dire una cosa…se si crede che la donna oggi sia cambiata di certo non parliamo della donna Italiana, no? Con la sua latitanza nel mondo politico (l’Italia è all’ultimo posto come percentuale femminile al governo) e la sua super presenza sul video con tette ballonzolanti e culetti in primo piano, non credete che sia sempre la stessa?  Ha tolto il grembiule ed è uscita di casa, certo,oggi è libera ma si sbottona il vestito per lo stesso motivo di sempre: piacere al ‘masculo’ ”.

Il messaggio (il più significativo dei tanti) di Isa a Fabrizio:

“Chi erano secondo te, ‘gli uomini di una volta’? Quelli che andavano a puttane in allegra brigata ogni giovedì sera? E ‘le donne di una volta’? Quelle che li aspettavano quiete a casa e che dipendevano economicamente dal marito? E chi sarebbero le donne cosiddette emancipate di oggi? Non culliamoci negli stereotipi…”

E questa è l’opinione di EviMa:

“Siamo entrambi essere umani, la nostra differenza è solo che in passato non c’è stata abbastanza coesione femminile, tale da poter credere veramente nella parità, mentre il genere maschile è stato sempre unito nell’assoluto ideale della donna come ‘custode della casa’. […] Mentre prima le donne pativano in silenzio le allegre idee degli uomini, adesso hanno conquistato e dimostrano il diritto di rispondere, civilmente. Certo, le donnine che vengono utilizzate come attrattiva per i maschi “virili” ci sono sempre e sempre ci saranno.”

Giuliana Aliffi propone, come esempio da tenere in mente nel dibattito, una figura del nostro tempo, una donna divenuta di recente tristemente nota:

“Si parla tanto di Giuliana Sgrena, ma si conosce poco di lei. Molti non sanno che è stata la prima giornalista italiana a seguire le drammatiche cronache dall’ Algeria in mano ai radicali islamici. […] Che era a Bagdad durante i bombardamenti e vi è tornata più volte, cercando innanzitutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni. […] Giuliana ci ricorda che esistono, anche se ben nascoste, donne che pensano, che prendono decisioni, che partono alla volta di terre sconosciute, per dare testimonianza dei troppi silenzi complici e interessati”.

 

Una nuova replica di Fabrizio:

“Quando affermo che non ci sono più gli uomini e le donne di una volta, voglio solo dire, partendo da un ottica tutt’altro che antiquata, bensì attenta ai mutamenti, che oggi la donna, nella sua foga di realizzarsi pienamente come persona, sta trascurando quelle peculiarità genetiche che la identificano come tale, e che esulano dagli stereotipi del passato (donna serva) e da quelli presenti (donna per così dire vivace);[…] Volete degli uomini che siano dei ‘masculi’ come si deve? Beh allora cominciate a fare la vostra parte, comportandovi da donne vere! Quindi ognuno si riappropi della propria identità (genetica) e non sociale frutto delle tendenze, e sicuramente l’instabilità corrente si affievolirà”.

L’immediata controreplica di Isa:

“Un’ultima parola e la chiudo qui. Una delle conseguenze più importanti di quelle che chiami differenze genetiche…che poi manco questa è genetica…è che a noi viene più facile fare pipì accosciate o sedute e a voi farla in piedi. Non sottovaluto le differenze, che ci sono eccome, ma è troppo comodo appellarsi alla natura femminile per dire semplicemente: statevene buone, fateci fare i maschi di una volta.”

Di nuovo Fabrizio:

“Rispetto la tua concezione sulle differenze genetiche, ma non penso assolutamente che l’essere donna vuol dire essere schiava. Vuol dire conoscersi, conoscere l’altro sesso, rispettarlo, farsi rispettare, in modo da essere complementari, non cloni. Chiudo con questa frase: Le donne hanno un istinto meraviglioso, scoprono tutto, meno ciò che è evidente.”

A chi l’ultima parola? Ai frequentatori (o meglio, alle frequentatrici) della tribù o ai redattori? Alle donne/femmine o agli uomini/masculi? E’ una questione, questa dei ruoli di noi uomini e donne del terzo millennio, cui sembra impossibile mettere la parola “fine”.

Per i “figli della tribù” un’unica consolazione: sul forum come nella vita, continuare a confrontarsi.


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