Il genietto di Bollywood

Oramai ci siamo un po’ abituati a veder saltare fuori, quasi per magia, giovani menti indiane dal cilindro della creatività. Dopo il bambino prodigio dell’informatica che stringe la mano a Bill Gates, adesso è il turno del regista più giovane del mondo. Si chiama Kishan Shrikanth ed ha solo 10 anni.

 

Deve essere stata la madre di Kishan ad aver inculcato nel figlioletto l’amore per l’arte cinematografica. Eppure la regia non è la prima esperienza che Kishan ha nel settore: a tre anni e mezzo ha cominciato a fare spot pubblicitari per la televisione e a quattro recitava in alcune soap opera indiane. A completare la lunga trafila di esperienze lavorative la sua partecipazione a ben 24 film. Molto popolare nel suo Paese, il piccolo è ormai riconosciuto in tutto il mondo come una grande star di Bollywood, modesto ma fruttuoso contraltare della Hollywood spendacciona.

 

Il baby-regista dimostra essere a suo completo agio dietro una telecamera, in più studia le scene, scrive le sceneggiature, guarda altri film, pianifica le riprese, dirige gli attori e ha grandi ambizioni: diventare come Steven Spielberg, suo grande idolo.

 

Ma Kishan si rivela anche molto estroverso anche durante le interviste dei giornalisti e ai loro microfoni racconta la trama del suo film: “The film is about this homeless orphan who decides to get an education.” Nessun problema per il casting dato che il ruolo del bambino orfano che vuole andare a scuola sarà impersonato da lui stesso. Quando Care of Footpath, il lungometraggio di 135 minuti, costato 170mila dollari, uscirà ad aprile nelle sale, il prodigioso ragazzino sarà inserito nel Guinness Book of World Records quale regista più giovane al mondo.

 

Il soggetto del film altro non è che una diretta conseguenza dell’osservazione dei suoi coetanei meno fortunati che vivono per le strade, soli, malnutriti e privi della possibilità di ricevere un’educazione. Ai microfoni della BBC il ragazzino racconta le proprie fonti d’ispirazione: “When I was six years old, I saw slum children selling newspapers at a traffic signal and I asked my dad why they are not like us. Why they do not go to schools. My dad said they do not have parents. I felt very bad and thought I must do something for them. Then I wrote a short story and read it to my dad who narrated it to his friends as well. It was my dad’s friends who suggested that I should direct the film myself, as I had written the story.”

 

Nobile dunque l’intento del regista-bambino che sembra snobbare tutto il fragore provocato dai media internazionali. Il solo obiettivo che si è prefisso è dare dei volti alle centinaia di bambini della sua età che vivono in condizioni disumane, anche nella sua stessa città Bangalore. Il film, girato in lingua kannada, è già previsto che sia doppiato in altre cinque lingue (Hindi, Oriya, Malayalam, Bengali e Tamil), ma se il film avrà davvero successo si potrà, chissà, avere una versione per lo meno in inglese. Nel frattempo Hollywood continua a girare film milionari con l’ausilio delle tecniche digitali. E dato che il secondo sogno di Kishan è diventare un abile ingegnere delle tecniche 3D, il piccolo genio potrebbe sfondare anche in quest’altro settore.


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