Il gemellaggio tra Palermo e la capitale ghanese del petrolio C’è il via libera in giunta dopo la richiesta arrivata nel 2018

«Contribuire congiuntamente al dialogo tra le due comunità, alla causa della pace e al riconoscimento dei diritti umani». Questo l’obiettivo numero uno che si prefiggono il Comune di Palermo, guidato dal sindaco Leoluca Orlando, e quello di Sekondi Takoradi, grosso centro nella costa sud-occidentale del Ghana, in Africa. Da qualche giorno, attraverso una delibera di giunta, c’è stata l’approvazione definitiva del gemellaggio tra le due realtà. L’intesa, leggendo i documenti dell’accordo, viene inquadrata oltre la questione prettamente simbolica. Lontano da quello che potrebbe sembrare l’ennesimo legame tra un Comune della Sicilia e i più disparati centri urbani del mondo. La lista dei gemellaggi isolani è infatti nutrita e anche il più esperto appassionato di geografia sarebbe in difficoltà nell’individuare in cartina Basarabi, Màtèszalka e Zidlochovice.

La giunta del capoluogo siciliano rimarca «la promozione di un coordinamento economico, artistico e sociale». Sekondi Takoradi è infatti conosciuta come la città del petrolio del Ghana, grazie alla presenza di numerosi giacimenti di idrocarburi. Motivo per cui a guardare con grande interesse al paese africano è anche Eni, attraverso il progetto Offshore Cape Three Points per lo sviluppo di giacimenti a olio e gas. La multinazionale fondata da Enrico Mattei ha avuto un ruolo chiave anche nel progetto Takoradi-Tema interconnection, che dal 2019, sfruttando un gasdotto di oltre 600 chilometri che si snoda tra Ghana e Nigeria, permette l’inversione del flusso del gas dal punto più occidentale dell’infrastruttura, Takorardi, alla cittadina di Tema, nei pressi della capitale del Ghana, Accra. 

La costruzione del gasdotto non ha trovato i favori delle organizzazioni ambientaliste internazionali e della società civile africana. I motivi sono due: da un lato il sempre maggiore potere di Eni e della compagnia petrolifera americana Chevron e dall’altro il nodo dei conflitti interni, specie nel delta del Niger. A tutti questi aspetti però non si fa alcun cenno negli allegati che il Comune di Palermo ha pubblicato per sostenere l’importanza del gemellaggio. Escluso un generico riferimento «alle ricchezze delle materie», viene indicato come il principale comparto delle importazioni dal Ghana all’Italia sia rappresentato proprio dal petrolio, seguito da piante per la produzione di bevande e dal pesce conservato mediante surgelamento. 

Prima di arrivare al gemellaggio il Comune di Palermo ha affrontato un percorso cominciato nel 2018 con la richiesta, pervenuta a Orlando, dal suo omologo ghanese. Ed è proprio in quella lettera, scritta in inglese, che gli amministratori africani sottolineano l’appetibilità di possibili investimenti in Ghana grazie al suo forte sviluppo industriale. Sette mesi dopo arriva la comunicazione da Palermo di avere accettato l’idea. Poi c’è stata tutta una trafila burocratica con i passaggi alla presidenza del Consiglio dei ministri e al dipartimento degli Affari extraregionali della Regione Siciliana. Nel 2019 la visita dell’ambasciatore del Ghana a Palermo e adesso l’ok della giunta in un momento in cui i conti sono in rosso e l’approvazione del bilancio è sempre più in bilico. 


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