Dopo Polar Express il regista Zemeckis ci riprova: propone allo spettatore la storia mitologia anglosassone per eccellenza che fece la sua comparsa intorno allanno Mille e un cast di attori reali trasformati in animazione 3D attraverso la tecnica del motion capture
Il fu leroe Beowulf
Il nuovo film di Robert Lee Zemeckis non sembra neanche degno del nome del regista. La sceneggiatura, che prende le sue origini dalle gesta mitiche del primo eroe della cultura anglosassone, vacilla un po’. A lasciare qualche perplessità non è la storia di per sé, ma i dialoghi banali e surreali (d’altronde stiamo parlando di una storia mitologica) che insinuano nello spettatore un senso di ilarità forse non voluto dal regista.
Mettendo per un attimo da parte la storia, “Beowulf” di certo è un capolavoro della tecnologia. La grafica utilizzata è spettacolare e sembra quasi di essere immersi in un videogame. Gli attori reali prendono le sembianze lucide e rotonde delle animazioni digitali in 3D, perfette in ogni loro parte. La tecnica del motion capture, migliorata rispetto al film Polar Express, permette al regista di creare dei mostri che potrebbero esistere davvero e fa in modo che i personaggi possano invecchiare in modo perfetto.
Dal poema epico originale, indigesto per gli studenti, si ha una rivisitazione con maggiore azione e dialoghi sicuramente più moderni. Guardando la pellicola si possono estrapolare due giudizi, l’uno l’opposto dell’altro. Se si dimentica per un attimo che l’opera di Zemeckis è tratta dalla leggenda millenaria, ci si trova davanti ad un lungometraggio tragi-comico. Oltre alla costante nudità degli attori – determinata anche da motivi storici – ed a una sovraesposizione muscolare ed epidermica, le battute messe in bocca agli attori a volte lasciano completamente spiazzati per la loro banalità. Se invece si prende come chiave di lettura la leggenda nordica si è costretti – un po’ imbarazzati – ad ammettere che le gesta di Beowulf sono decisamente migliori nel poema epico incompiuto che nella sua versione cinematografica.
La vicenda della mitologia nordica, ambientata nel 500 d.C. tra Svezia e Danimarca, narra le imprese del guerriero Beowulf (Ray Winstone) che va in soccorso del re danese Hrotgar (Anthony Hopkins). L’eroe discendente dei Gaeti salva la meravigliosa reggia del re da un troll gigantesco e sanguinario che ogni notte uccide i guerrieri danesi. Il troll Grendel (Crispin Glover) è figlio di una strega marittima, e dopo essere stato ferito durante un lungo combattimento con l’eroe protagonista muore tra le braccia della madre (Angelina Jolie). La vendetta della madre non si farà attendere: ingannerà Beowulf per concepire un nuovo figlio. L’avidità del guerriero permetterà alla strega di stringere un patto con il protagonista: ricchezza e potenza saranno suoi finché un calice ben decorato non gli ritornerà in mano. Quando ciò avviene dopo 50 anni di reggenza, il nostro eroe, ormai anziano, capisce che è giunta la sua ora. Intanto il figlio illegittimo di Beowulf attacca il regno del padre sotto le sembianze di un terribile drago. Lo scontro è inevitabile e il protagonista comprende che per uccidere e porre fine agli attacchi del drago, dovranno morire entrambi.