La successione di ritrovamenti in un arco di tempo così ristretto ha portato gli esperti a ipotizzare che all'origine delle morti potrebbero esserci non solo i rifiuti ingeriti in mare. Tra le possibilità al vaglio un'infezione che ha colpito i cetacei
Il fenomeno dei capodogli morti davanti le coste Cinque in otto giorni. «Plastica non è unica causa»
Dopo il ritrovamento del quinto capodoglio morto in solo otto giorni, la sensazione tra gli esperti è che non si tratti di morti occasionali. «Una riposta ci potrà arrivare dopo l’esame necroscopico che è stato eseguito su vari cetacei trovati morti». A parlare a MeridioNews è Carmelo Isgró, biologo che da anni porta avanti una battaglia per limitare il consumo di plastica.
Isgrò è l’ideatore del Siso Project che ha permesso di realizzare all’interno del castello di Milazzo, un’esposizione permanente con lo scheletro di un capodoglio spiaggiatosi nelle Città del Capo due anni fa. «La sua pancia era piena di plastica, che è una delle principali cause di morte – afferma Isgró – ma la plastica non può giustificare cinque spiaggiamenti in così breve tempo».
L’ultimo esemplare è stato avvistato venerdì a largo di Stromboli a quattro miglia a nord dell’isola. Il capodoglio, lungo circa sei metri, era già in stato di decomposizione. Si tratta, come detto, dell’ultimo di una lunga serie: il 17 maggio, infatti, a Cefalù è stata trovata morta una femmina di mezzo metro più lunga e dalla necroscopia è emerso che il suo stomaco era pieno di plastica. Un altro esemplare, anche stavolta volta una femmina, è stato trovato a Palermo e anche in quel caso c’era plastica nel suo stomaco. Tuttavia, come hanno spiegato durante le necroscopie i ricercatori del Cert – un team di esperti provenienti dal dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione dell’Università degli Studi di Padova, dal Centro di referenza nazionale per la diagnostica sui mammiferi Mmarini, dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Palermo e dall’Università degli Studi di Messina – gli esemplari spiaggiati erano giovani e senza evidenti segni sul corpo di interazione con reti o imbarcazioni. Al contempo la plastica presente nei loro stomaci non era in quantità tale da giustificarne la morte.
Un risultato diverso è venuto fuori dall’esame sul capodoglio maschio trovato nella spiaggia di Capo Calavà, nel Messinese. Questa volta l’animale aveva la pancia completamente vuota ad eccezione di un becco di calamaro. L’ennesimo esemplare morto è stato rinvenuto a largo di Favignana, nel Trapanese. In questo caso si trattava di un animale di circa sette metri in avanzato stato di composizione. L’ultimo, almeno finora, è quello di Stromboli, nelle Eolie. «Apparentemente stavano bene, non presentano parassiti. L’ipotesi più accreditata sembra essere quella di una infezione, ma per saperlo con certezza dovremo aspettare» conclude Isgrò.