Il Fantasma di Corleone

 

La domanda attorno a cui ruota ‘Il Fantasma di Corleone’ è quella riguardante la latitanza di Bernardo Provenzano. E’ una domanda a cui non si riesce dare una risposta in questa Italia e in questa Sicilia avvolta da misteri: “È possibile che un uomo riesca a vivere nascosto su un’isola da 43 anni, braccato da centinaia di poliziotti, e continui ad essere il capo supremo di Cosa Nostra?” Se lo chiede Marco Amenta giovane reporter siciliano da anni trasferitosi a Parigi.

 

Il suo film, o meglio la sua “docu-fiction” come gli piace chiamarla, è stata prodotta da sua sorella, Simonetta Amenta e dal contributo della tv franco-tedesca Artè e dal ministero della cultura francese. Di soldi italiani neanche l’ombra, solo il patrocinio dell’associazione Libera di Don Ciotti. Proprio in questi giorni il film è stato presentato in anteprima per l’Italia nella sede nazionale di Libera alla presenza dello stesso Ciotti e di GianCarlo Caselli, ex capo della procura antimafia a Palermo e ora procuratore capo a Torino.

 

La docu-fiction cerca di percorrere le strade che in questi anni hanno portato più volte le forze dell’ordine vicine alla cattura del boss dei boss Bernardo Provenzano, ma che mai hanno imboccato il sentiero giusto. Vi sono anche le tappe della “scalata” corleonese ai vertici di Cosa Nostra. Una guerra di mafia con circa 5000 morti ammazzati. In circa 90 minuti Amenta compone un mosaico fatto di testimonianze dirette, deposizioni processuali sia audio che video, spezzoni di telegiornali e scene girate appositamente.

 

Ci sono alcuni punti in cui i dubbi su questa latitanza toccano il punto più alto. A parlare è l’ex generale dei Ros Mario Riccio che grazie alla collaborazione del pentito Luigi Ilardo (che verrà barbaramente trucidato dalla mafia per questa sua “collaborazione”) era arrivato ad un soffio da Bernardo Provenzano: “Non siamo intervenuti perché non abbiamo avuto l’autorizzazione del colonnello Mario Mori. Fossi stato io responsabile del servizio non mi sarei fatto scappare quella occasione. Se quel giorno non avessi ubbidito forse avrei fatto il mio dovere. Non si è voluto prendere Provenzano forse perché aveva dei compiti da assolvere”. Riccio aveva già fatto queste affermazioni durante un processo proprio su quei fatti, sulla mancata cattura di Provenzano. Il generale Mori querelò Riccio e la causa è tutt’ora aperta.

 

C’è anche il Pm della procura palermitana Scarpinato a lanciare un interrogativo inquietante: “Se non siamo riusciti a prenderlo, forse vuol dire che fa parte di una storia più grande di noi”. E poi ancora c’è il pm Guido lo Forte che parla di “insospettati” che l’hanno protetto o l’avvocato difensore di Provenzano, Salvatore Traina, che dice: “Perché non lo trovano? Perchè lo cercano tra i criminali”.

 

Il Fantasma di Corleone, dipinge dunque uno spaccato di questi anni fatti di esasperate ricerche e di continue fuge. Il taglio è un po’ quello alla Michael Moore senza però raggiungere quelle vette stilistiche, quell’efficacia comunicativa. Poco importa, il film, dal 31 marzo in distribuzione nelle sale italiane, scorre tranquillamente e ha soprattutto il merito di tenere alta l’attenzione sul problema mafia e soprattutto sulla latitanza di Bernardo Provenzano, boss storico di Cosa Nostra latitante da 43 anni.

 

 

Nota: Il Fantasma di Corleone verrà trasmesso in anteprima siciliana giovedì 30 marzo (ore 19 presso il Polivalente comunale) all’interno del cineforum “Serate al cinema”, organizzato dall’assessorato alle Politiche Giovanili del comune di Carlentini in provincia di Siracusa.

Rocco Rossitto

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