“Il dolore può trasformarti in assassino o in costruttore di pace”

“Il punto di forza di questo libro sta nella formula scelta dall’autore per raccontare la storia di una terra che da troppo tempo non trova pace e che è difficile da rappresentare e da delineare”. Così Mirella Cassarino, docente di lingua e letteratura araba della facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania, a proposito del volume di Gianluca Solera “Muri, lacrime e za’tar”, presentato nell’Aula 1 del Monastero dei Benedettini il 22 gennaio scorso. Nel diario di Solera, ex consigliere politico al Parlamento europeo oggi responsabile della Fondazione Euromediterranea Anna Lindh per il Dialogo tra le Culture (Alessandria d’Egitto), si trovano le storia di vita e le testimonianze di tante persone che l’autore ha incontrato nei due anni (2004-2005) del suo “pellegrinaggio in Terra Santa senza tour operator”: gente comune, volontari delle associazioni umanitarie, ma anche, e specialmente, uomini politici di schieramenti diversi.

Il magistrato Giulio Toscano, altro oratore della presentazione, prende ad esempio l’ultimo conflitto tra Israele e Hamas per mostrare ancora una volta l’esistenza di molteplici verità su uno stesso avvenimento, e di come quindi ci si trovi davanti ad una “fabbrica del falso” sulle cause e circostanze di ogni attentato, bombardamento o raid che si susseguono in questa dolorosa guerra.

Il magistrato racconta di come sia difficile e “impensabile creare due terre e due stati, creare due mondi separati e senza dialogo tra loro”. Ma fortunatamente si accenna anche a quelle piccole cose che muovono la speranza come la collaborazione, in diverse associazioni umanitarie, di israeliani e palestinesi. Le esperienze raccontate da Solera sono la chiave per comprendere come “una soluzione possa essere cercata ed è innanzitutto possibile.

E’ la volta dell’autore del libro, Gianluca Solera, che senza usare mezzi termini o giri di parole, va dritto alla questione fondamentale del suo libro. E lo fa proprio raccontando alcune delle sue esperienze personali di vita vissuta, che inevitabilmente suscitano stupore e indignazione tra la platea. Racconta di come il Ministro degli Esteri Israeliano Tipzi Livni -che lui chiama “l’elegante e distinta signora”- giustifica i raid nella Striscia affermando che Israele combatte “perché ha degli alti valori morali”.

La domanda che quindi mi pongo – continua Solera – è perché la violenza sia espressa così liberamente? E c’è una sola risposta che mi viene in mente: perché i Palestinesi non esistono. Non esistono per la storia. Sono un popolo che occupa un pezzo di terra che non è suo. E allora si capisce tutto, e tutto diventa più chiaro. È una disumanizzazione. E la disumanizzazione è il fondamento su cui si basa tutta la politica israeliana”.

L’autore continua poi spiegando la scelta del titolo per il suo libro: “Per me i muri rappresentano appunto la disumanizzazione, la separazione, la segregazione che non è casuale ma è il frutto di una profonda operazione ideologica e di un sistema complesso di norme e regole. Le lacrime, invece, sono la rappresentazione della sofferenza. Quella profonda e sottile all’interno della società israeliana che viene repressa, come quando i soldati dopo i bombardamenti si vanno a drogare per dimenticare. La sofferenza degli Israeliani è quella dell’oppressore vittima del suo stesso sistema. Ma la sofferenza ti può trasformare in un assassino o in un operatore di pace. Infine lo za’ tar è una spezia (il timo) che rappresenta la bellezza della Palestina e l’attaccamento alla propria terra. Questa pianta rappresenta la forza di questo popolo, che sta nell’opporre alla violenza e all’oppressione la normalità”.
Solera conclude, infine, parlando di un articolo che l’ha profondamente colpito dal titolo “Playstation Palestine” che evidenzia come la questione Palestinese sia diventata un laboratorio in cui si sperimenta ciò che il mondo potrebbe diventare e che in parte è già diventato.

A conclusione di questo straordinario incontro c’è spazio per un ultimo, ma non meno importante, intervento da parte di Domenico Simone – responsabile South Media e coordinamento cultura Arci Sicilia – che spiega come dopo quasi un anno dall’inizio del tour promozionale del libro ci sia stata una nuova e profonda sensibilizzazione al problema contro la disinformazione. Non ci si deve fermare all’apparenza di ciò che i grandi media o i grandi uomini di potere vogliono farci sapere. E ringrazia Solera per il suo lavoro, poiché nel suo libro ha dato voce a chi cercava un vero dialogo perché, come ormai si va ripetendo da troppi anni “non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza dialogo”.

E l’incontro non poteva che con concludersi con un lunghissimo applauso per il difficile lavoro che tanti uomini fanno per costruire la pace, partendo proprio dal primo ed essenziale passo: la speranza.


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