Il discorso di Crocetta all’Ars convince il Pd  «Intercettazione patacca, adesso giudizi politici»

Solidarietà umana, concessione di un tempo stabilito per studiare un’exit strategy e, soprattutto, una pioggia di critiche verso il Partito democratico, principale partito di maggioranza, definito da Nello Musumeci «u scantatu del presepe». All’intervento lungo un’ora del presidente della Regione Rosario Crocetta, sono seguiti quelli di numerosi deputati dell’Assemblea regionale. Ultimo e più atteso il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici, che mette un punto alla vicenda della presunta intercettazione choc tra Crocetta e il suo medico personale Matteo Tutino. «Non ci sono dubbi che quella intercettazione è una patacca e che va espressa solidarietà a una persona insultata e volgarmente gettata nel fango – afferma – Oggi si chiude un primo tempo e se ne apre un altro di valutazioni politiche e di riconoscimento degli errori».

Il governo Crocetta non cadrà dunque sulla telefonata pubblicata dall’Espresso. Se ci sarà una fine anticipata della legislatura, la decisione verrà presa su basi politiche. È quanto ha chiesto anche il presidente della Regione nella sua accorata difesa. E ci vorrà del tempo prima che questo avvenga. Il centrodestra sembrano volerlo concedere. Ma allo stesso tempo oggetto delle critiche più aspre delle opposizioni finisce il Pd, accusato di ipocrisia e, secondo quanto detto da Musumeci, di «essere entrato nel governo nonostante già conoscesse il contenuto della famosa intercettazione». 

Alla fine a parlare è proprio il capogruppo democratico che non risponde direttamente alle numerose critiche, ma solleva domande su chi ci sia dietro alla pubblicazione dell’intercettazione e prende tempo rispetto alle decisioni definitive sulla legislatura. «Mi chiedo – afferma Cracolici – non se è vera o no l’intercettazione. I dubbi sono finiti quando il procuratore Lo Voi ha ufficialmente smentito. Mi chiedo perché è stata costruita questa patacca, qual era l’obiettivo? Perché si voleva creare un fatto eclatante alla vigilia del 19 luglio? Per portare lo scalpo di un presidente che è uno dei simboli della lotta alla mafia. Si voleva uccidere la speranza in Sicilia, portando alla conclusione che tutti sono uguali e nessuno è diverso dagli altri. Mi inquieta e dovrebbe inquietare tutte le persone democratiche, perché sarebbe potuta chiudersi una stagione d’impegno civile e di ribellione al fenomeno mafioso». 

Una pietra sopra, quindi, per il Pd siciliano. Adesso si guarda avanti. «Ci sono ancora condizioni sufficienti per poter realizzare un programma di governo riformista?», è su questa domanda posta da Cracolici che il partito si interrogherà nelle prossime settimane. «La valutazione su questi due anni e mezzo di governo e su come e se dobbiamo andare avanti va approfondita in un apposito momento successivo. Dobbiamo avere consapevolezza se possiamo ancora realizzare e dare il senso delle cose che facciamo ai cittadini che ci guardano».


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