Spesso mi trovo daccordo con Camillo Langone che dalle pagine del Foglio ogni giorno prega. Forse perché sono un agnostico (invecchiando un uomo felice di pensare che la vita sia un dono conchiuso, imballato con lo spago tra la nascita e la morte), forse perché a occhi chiusi non saprei distinguere un vino bianco da uno nero, forse perché entro spesso nelle chiese (lultima San Vittore al Corpo) e mi piazzo sotto le cupole per fissare il punto di massima elevazione per provare la vertigine che, come una scossa elettrica, mi trasferisce lartrosi cervicale. Sta di fatto che trovandomi spesso daccordo con Camillo Langone, felicemente, mi trovo daccordo con me stesso. Nel caso della Preghiera di oggi ancora più felicemente perché Langone (come Rachele che seppe dare risonanza biblica allimprecazione) immagina di prendere a calci chi tuona contro levasione fiscale. Non pagare le tasse è una scienza per una risibile percentuale di italiani, una sventurata e inevitabile eventualità per la restante percentuale. Lautomatismo inconscio allo stanco cittadino-pagatore fa dire: no, le tasse si devono pagare. E la bestemmia che subiamo in questi tempi vuoti di religione, è limprecazione imperdonabile. Noi contro lo Stato. E perché no? Ricordate Rachele che ebbe il coraggio di rivolgersi a Dio.
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