Siccome mi vogliono bene tutti e mi chiamano palemmo ierisera che era venerdì e tanti si preparano appartire mi ha chiamato la signora del secondo piano. Faccio il posteggiatore e arrotondo a piazza san francesco.
Il cucchiaio nelle orecchie/ Io mi chiamano Palemmo
Siccome mi vogliono bene tutti e mi chiamano Palemmo ierisera che era venerdì e tanti si preparano appartire mi ha chiamato la signora del secondo piano. Faccio il posteggiatore e arrotondo a piazza San Francesco.
Sali Palemmo, mi ha detto, che cho una cosa per te. Siccome tra poco ci sono le votazioni, io ho pensato alle madonnuzze elettorali, ma io che ci perdo, ho il borsone pieno di accendini, di fazzoletti di carta, di preservativi al ciauru di rosa, loroscopi. Che ci perdo. La mia vita va avanti così. Cerco di accomodare. Qualche volta sì, qualche volta finisce male. Lavoro su quello che mi capita. Sui turisti. Mi prendo anche queste altri santini e ci guadagno un altro poco di euri. Dico che li ho infilati sotto i tergicristalli delle macchine, nelle cassette postali dei palazzi della piazza, però poi posso dire che forse li hanno strappati. Tanto, sono tutte persone importanti, hanno i loro candidati per le votazioni e tutti i candidati sono buoni per me se ci guadagno qualche euri. Non dico no a nessuno, non me lo posso permettere per i miei figli. Non ce li ho ma ho una faccia che ce li potrebbe avere.
Invece questa signora del secondo piano mi ha detto che non ce la faceva a buttare la munnizza, solo questo, e che aveva preparato un pacco per me. Io questi sacchi della munnizza me li sono messi sulle spalle e li ho buttati sotto i suoi occhi affacciati al balcone dentro i cassonetti verdi. Poi per strada ho aperto il pacco che era il mio uovo di pasqua, era pieno di calze di lana. Io ho avuto regalate scarpe, mai calze. Quasi quasi mi è venuto da piangere.