Un'organizzazione che aveva preso in mano la più grande piazza del Sud, suddividendola in reparti diversi per diverse sostanze stupefacenti, un po' come i reparti di un supermercato. Chi sono le dodici persone finite in manette stamattina nel blitz Transit
Il controllo della droga senza legami con Cosa nostra Così cambia la geografia dello spaccio allo Sperone
Avevano preso in mano quella che secondo gli investigatori sarebbe «la più grande piazza di spaccio del Sud Italia», lo Sperone di Palermo, con al suo interno micro piazze a tutti gli effetti specializzate nel trattamento di una determinata tipologia di sostanze. Si va dalle droghe leggere a quelle pesanti, in questo caso hashish, marijuana e eccezionalmente crack. Tanti sono i dettagli emersi nelle 440 cessioni di droga documentate in appena un mese dai poliziotti palermitani tra le carte dell’operazione Transit, che stamattina ha portato all’arresto di dodici persone: Giorgio Leto, 29 anni; Giorgio Leto, 26 anni; Franco Pantaleo, 59 anni; Giorgio Modica, 26 anni, Benedetto Giuliano, 22 anni, Stefano Bologna, 59 anni; Rosario Vitrano, 46 anni; Gaetano Camarda, 33 anni in carcere e Maurizio Ribuffo, 51 anni; Rosario Agnello, 29 anni; Michele Bravo, 27 anni; Antonino Leto, 27 anni, ai domiciliari.
Le indagini sono state avviate dal fermo di quattro giovani. Da lì con appostamenti e riscontri, si è passato al sequestro della sostanza e alle testimonianze di potenziali acquirenti che hanno permesso di individuare i singoli ruoli nella piazza di spaccio. Solitamente un pusher di turno agganciava l’acquirente e lo conduceva alla bettola, un locale abbandonato punto d’appoggio dell’organizzazione. Altre volte, gli acquirenti venivano fatti avvicinare a un’edicola votiva dove veniva nascosta la sostanza. Uno degli indagati deteneva in casa 500 grammi di marijuana e materiale per il confezionamento, oltre a denaro proveniente da spaccio. Molti degli arrestati sono indirettamente riconducibili alla criminalità organizzata, ma in questo specifico caso non sono state riscontrate appartenenze dirette a Cosa nostra. Tutti e 12 negli ultimi cinque anni sono stati già condannati per reati simili. Otto di loro, peraltro, sono percettori del reddito di cittadinanza in quanto senza condanne definitive.
«Al loro interno le abitazioni degli arrestati sono rifinite con materiali di pregio, ma all’esterno si tratta di edifici di edilizia popolare. I due cugini Giorgio Leto (di 29 e 26 anni, ndr) sono risultati i più attivi nell’ambito dello spaccio – spiega il vice questore del Commissariato di Brancaccio, Giuseppe Ambrogio – la clientela è di livello medio basso e proveniente da tutte le parti della Sicilia, alcuni venivano addirittura dallo Zen allo Sperone, per via del servizio h24 allettante anche per gli altri quartieri che sono essi stessi altre piazze di spaccio. Abbiamo segnalato undici acquirenti, ma i movimenti sono stati molti di più. Non si tratta di soggetti occasionali ma di gente abituata al consumo di stupefacenti, una clientela abituale. C’è tanta brava gente allo Sperone, che magari si ritrova a convivere con queste situazioni di tipo criminale. Le segnalazioni però arrivano, stiamo assistendo a piccole collaborazioni, seppur in forma anonima o riservata, ma che comunque portano a un avvicinamento nei confronti delle istituzioni. Le scuole dello Sperone fanno un lavoro eccezionale in tal senso».