Giuseppe Calanna, violoncellista del Teatro Massimo Bellini, è uno dei più attivi contestatori dell'ormai dimissionario Sovrintendente dell'Ente Antonio Fiumefreddo. Step1 lo ha intervistato - Fiumefreddo, dimissioni annunciate
Il clan del violoncello
L’equazione Sicilia=mafia è un ritornello che spesso giunge alle nostre orecchie, quando attraversiamo i confini nazionali, quando si parla di appalti, sempre più spesso quando si parla di politica. Anche Antonio Fiumefreddo, Sovrintendente dimissionario del Teatro Massimo Bellini, ha parlato di Cosa Nostra, nello specifico delle presunte infiltrazioni all’interno dell’Ente da lui gestito. Per questo motivo ha chiesto di essere ascoltato dalla commissione Antimafia nazionale.
Non è la prima volta che Fiumefreddo lancia questo allarme, che già nel gennaio dello scorso anno aveva destato alcune perplessità. Giuseppe Calanna, violoncellista che lavora da anni all’interno del Teatro Massimo e contesta aspramente il Sovrintendente dimissionario ci scherza su. «È vero, c’è un infiltrazione mafiosa all’interno del Teatro. Io stesso sono a capo del clan dei violoncellisti. Aldo Ferrente è a capo delle cosca degli archetti, Salvo Todaro del clan dei tenori e Nino Scrima del clan dei passacarte. Già un anno fa Fiumefreddo aveva parlato di infiltrazioni mafiose. Mi chiedo: possibile che il sindaco Stancanelli e il commissario straordinario dell’Ente Annamaria Cancellieri non si siano accorti di niente? O che abbiano addirittura coperto tutto? Anche noi musicisti vogliamo essere ascoltati dall’Antimafia, allora».
Solo qualche settimana fa il maestro Riccardo Muti ha lanciato una provocazione assai polemica: l’Italia ha perso il suo privilegio culturale musicale, non è più il Paese lirico per eccellenza. Calanna è dello stesso avviso. «C’è una frattura comunicativa. Il teatro parla della vita, oggi si è perso il senso di questo linguaggio. Questa perdita è causa dell’inquinamento acustico che caratterizza la nostra generazione. Ovunque c’è musica, si è persa la bellezza della lirica, della sinfonia. Perché si va a vedere Caravaggio e non si va a sentire Beethoven? Non è musica difficile, d’altronde è nata per contadini e falegnami. La musica è qualcosa che ti rimane dentro e deve essere realizzata al più alto livello tecnico possibile. Per questo è inaccettabile la nostra situazione».
In cosa consiste questa situazione di guerra aperta contro il Sovrintendente Fiumefreddo? «Stiamo conducendo la lotta da 18 mesi. Il problema non è il Sovrintendente, nonostante non abbia le competenze musicali necessarie per gestire il Teatro, sappiamo che è lì per una motivazione politica. Fiumefreddo non ha compreso la natura del teatro. Fin dall’inizio abbiamo capito che rischiavamo di raggiungere il baratro. Ma tutto ciò che avevamo previsto si è avverato in peggio».
Però, i lavoratori del Teatro Massimo Bellini non si sono dati per vinti, chiedendo l’intervento delle istituzioni comunali e regionali, con scarsi risultati. «Già nel novembre 2008 – continua Calanna – abbiamo chiesto l’insediamento di un consiglio d’amministrazione e un’ispezione che verificasse lo stato amministrativo del Teatro. Abbiamo avuto entrambe le cose, occupando il Comune anche in quell’occasione. Solo che, l’ispezione condotta da due funzionari regionali, un rappresentante dell’assessorato al Bilancio e uno dell’assessorato ai Beni culturali, non ha prodotto risultati, mentre il consiglio d’amministrazione si è dimesso. Perché ha trovato numerosi problemi, gli stessi che adesso ha il commissario Cancellieri. Abbiamo nuovamente occupato e invaso la sala consiliare perché non vogliamo che se ne vada anche lei. L’invasione è sembrata una cosa da sessantottini. Immaginate dei parrucconi che occupano l’aula consiliare… Se andasse via anche il Commissario però, non ci resterebbe che chiamare i Marines».
L’accusa è di cattiva gestione economica del Teatro. «Sono emerse problematiche su fatture poco chiare, con spese non inerenti all’attività dell’Ente. Noi dovremmo fare lirica, sinfonia e balletto, allora perché si spendono i soldi per spettacoli di cabaret? Perché si fanno spettacoli di prosa, entrando in concorrenza con il Teatro Stabile? Ma soprattutto, perché si spendono 20-30 mila euro per sponsorizzare squadre di pallavolo e calcio? O ancora, si comprano numerosi abbonamenti per la tribuna Vip allo stadio Massimino? Si spendono questi soldi e si crea un buco di bilancio di 2 milioni di euro, come ha sottolineato Stancanelli, da presidente del Cda. Il bilancio è stato chiuso in pareggio fino al 2007, il danno è stato creato solamente da Fiumefreddo e non si hanno i soldi per stampare i programmi della stagione e per far arrivare le parti. Perché il Teatro ha debiti con la stamperia e con Ricordi».
La mancanza dei soldi è un grave problema, un ostacolo per il lavoro di un musicista. Ma oltre ai soldi per lungo tempo è venuta a mancare anche una guida. «Il Teatro è come una squadra di calcio. Abbiamo tirato avanti per mesi senza direttore artistico. Faresti mai scendere in campo una squadra senza allenatore, che ti da tutte le indicazioni, che mette in campo la squadra?».
E le dimissioni di Fiumefreddo? «Speriamo sia la volta buona – chiosa Calanna – Sarà la decima volta che le presenta, speriamo siano quelle definitive».