L'operazione Dinastia ha messo al centro le dinamiche attivatesi all'interno dei gruppi dell'area tirrenica, per dare un seguito agli affari lasciati scoperti con l'arresto dei capimafia. Una strategia che avrebbe compreso anche l'investimento negli stupefacenti
Il clan dei Barcellonesi aveva scommesso sulla droga Regia ai figli dei boss, forniture da Calabria e Catania
I figli dei boss ormai in carcere avevano ripreso gli affari in mano ricostituendo il vecchio clan. C’è questo al centro dell’operazione antidroga scattata oggi nel Messinese, che ha portato all’arresto di 58 persone. Sotto la lente della procura la mafia barcellonese. Un’evoluzione al passo con i tempi che conciliava gli affari tradizionali – come droga ed estorsioni – alla modernità criminale. Così le forniture degli stupefacenti venivano ordinate tramite chat le private dei social, per evitare di essere intercettati. Gli indagati, però, non avevano fatto i conti con i militari del Ros e del comando provinciale di Messina che insieme alla Dda hanno fatto scattare questa notte il blitz. Una persona al momento è ricercata.
«Quello della droga – spiega il procuratore capo Maurizio De Lucia – è un grande affare per la mafia ma in questo momento lo è ancora di più. Le estorsioni in qualche misura subiscono il problema del rischio delle denunce e anche la crisi economica. C’è una ricaduta anche per le organizzazioni mafiose che hanno difficoltà a fare profitti in quel modo, la droga invece è un affare che rende sempre». Gli inquirenti hanno mosso le indagini a partire da un summit svoltosi nel 2013 in località Spinesante. Nel corso dell’incontro i più autorevoli rappresentanti dei barcellonesi ancora in libertà, tra i quali Francesco Aliberti, Lorenzo Mazzù, Domenico Chiofalo e Aurelio Micale, fanno una scelta che rappresenta una svolta negli affari criminali: fino a quel momento, infatti, il gruppo non si era occupato della gestione del traffico di stupefacenti.
I proventi del traffico di stupefacenti erano destinati anche al sostentamento degli affiliati al clan detenuti e delle loro famiglie. A gestirlo inizialmente i fratelli Lorenzo e Carmelo Mazzù, che instaurano un vero e proprio monopolio del mercato all’ingrosso. Sarebbero stati loro allo smercio sul territorio attraverso i piccoli distributori locali che erano obbligati a comprare la droga solo dal sodalizio barcellonese. Anche chi disponeva di autonomi canali di approvvigionamento doveva corrispondere una percentuale al gruppo barcellonese per essere autorizzato a spacciare. Arrestati i Mazzù, a luglio 2013, a prendere le redini del sodalizio criminale è stato Alessio Alesci, poi diventato collaboratore di giustizia.
Ed è proprio in seguito al suo arresto che i carabinieri sequestrano il registro contabile del clan con dentro le liste dei nomi degli acquirenti e le cifre incassate dallo spaccio. Man mano che i boss finiscono i carcere, i figli prendono il loro posto. Da qui il nome dell’operazione battezzata Dinastia. Viene così il momento di Nunzio Di Salvo, figlio di Sam, di Vincenzo Gullotti, figlio del capo della famiglia mafiosa barcellonese Giuseppe, e di Cristian Barresi, figlio di Eugenio e nipote del defunto boss Filippo. I giovani rampolli regolano le controversie sorte nelle compravendite di droga e i rapporti con altri gruppi calabresi e catanesi fornitori delle ingenti partite di stupefacenti che venivano poi distribuite nell’area tirrenica della provincia di Messina, anche attraverso gruppi minori, autorizzati a spacciare a Milazzo, Terme Vigliatore e a Lipari.
Ed è proprio a Lipari che operavano due distinti gruppi. Uno, secondo i pm, faceva capo a Simone Mirabito e l’altro ad Andrea Villino e Antonino Iacono. A Terme Vigliatore, invece, a gestire lo smercio di cocaina e marijuana sarebbe stato Pietro Caliri, che usava il bar Il Ritrovo, adesso sequestrato, come base logistica per ordinare la droga. Su Milazzo erano attivi Francesco Doddo, Giovanni Fiore, Francesco Anania, Gjergj Precj e Sebastiano Puliafito.
Principale referente oltre lo Stretto per i rifornimenti era il calabrese Giuseppe Scalia, che usava auto prese a noleggio o scooter di comodo per evitare i controlli. Da Catania, invece, la droga arrivava tramite Salvatore Laudani, sorvegliato speciale in contatto diretto con i clan Pillera-Puntina e Mazzei che assicuravano forniture anche di sette chili di marijuana alla volta. Stando alle indagini, il gruppo di Fondaconuovo si approvvigionava ad Adrano da Vincenzo Rosano. Da Messina, e in particolare da Francesco Turiano del clan Mangialupi, arrivava la droga per il territorio di Barcellona Pozzo di Gotto. Gli investigatori sono riusciti a ricostruire i nuovi affari del clan anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia come Carmelo e Francesco D’Amico, Franco Munafò, Bernardo Mendolia, Aurelio Micale e Alessio Alesci.
I nomi degli arrestati:
1. ANANIA Francesco, 53enne;
2. BARRESI Cristian, 32enne;
3. BENENATI Carmelo, 34enne;
4. BERTOLAMI Daniele Salvatore, 33enne;
5. BUCOLO Salvatore, 31enne;
6. BONFIGLIO Pietro, 49enne;
7. CALABRÒ Mariano, 34enne;
8. CALDERONE Alessandro, 22enne;
9. CALIRI Dylan Seby, 22enne;
10. CALIRI Pietro, 48enne;
11. CANNISTRÀ Carmelo, 26enne;
12. CHILLARI Salvatore Felice, 42enne;
13. CHIOFALO Antonino, 23enne;
14. CHIOFALO Carmelo, 40enne;
15. CRINÒ Giovanni, 34enne;
16. DI SALVO Nunzio, 34enne;
17. DODDO Francesco Duilio, 56enne;
18. FEBO Claudio, 39enne;
19. FIORE Giovanni, 30enne;
20. FORMICA Marco, 31enne;
21. FOTI Carmelo Vito, 53enne;
22. FUGAZZOTTO Luciano, 56enne;
23. GALLO Vito Vincenzo, 39enne;
24. GENOVESE Filippo, 33enne;
25. GIARDINA Mattia, 20enne;
26. GIARDINA Tindaro, 33enne;
27. GRASSO Nunzio Antonino, 45enne;
28. GULLOTTI Vincenzo, 27enne;
29. IACONO Antonino, 25enne;
30. IANNELLO Maurizio, 31enne;
31. IANNELLO Francesco, 35enne;
32. LAUDANI Salvatore, 40enne;
33. MARINO Samuele, 29enne;
34. MAZZÙ Carmelo, 31enne;
35. MAZZÙ Lorenzo, 34enne;
36. MIRABITO Simone, 29enne;
37. MUNAFÒ Massimiliano, 50enne;
38. NDOJ Edomond, 41enne;
39. PICCOLO Matias Jesus, 26enne;
40. PICCOLO Salvatore, 53enne;
41. PORCINO Angelo, 63enne;
42. PRECI Gjergj, 33enne;
43. PULIAFITO Giuseppe, 29enne;
44. PULIAFITO Sebastiano, 54enne;
45. QUATTROCCHI Carmelo, 44enne;
46. RECUPERO Antonino, 29enne;
47. ROSANO Vincenzo, 51enne;
48. SCALIA Giuseppe, 50enne;
49. SCARPACI Francesco, 29enne;
50. SCORDINO Carmelo Tindaro, 57enne;
51. SCORDINO Tindaro Santo, 35enne;
52. SGROI Andrea, 24enne;
53. SOFIA Giovanni, 36enne;
54. SPADA Sergio, 39enne;
55. TORRE Filippo, 53enne;
56. TORRE Giuseppe, 25enne;
57. TURIANO Francesco, 35enne;
58. VILLINI Andrea, 24enne.