Dario Argento ospite d'eccezione al Tarmina Film Fest per presentare il suo ultimo film "Giallo". A seguire, il maestro ha tenuto una master class in cui ha parlato di ispirazione, effetti speciali e crisi del cinema di casa nostra, dando anche qualche consiglio ai giovani cineasti- Kusturica: «Io, testimone della rinascita di Maradona»
«Il cinema italiano? Non esiste più»
«Quando scrivo un film non è la realtà quotidiana ad ispirarmi. Ciò da cui traggo maggiore ispirazione è qualcosa di più profondo, è la parte più oscura di me stesso, la parte perversa che tutti possediamo ma che cerchiamo di tenere nascosta a tutti i costi. Ecco, è quando si riesce a liberarla che nascono film come quelli che realizzo». Così il regista Dario Argento parla del modo in cui nascono le sue opere cinematografiche, davanti al numeroso pubblico accorso ieri mattina al Palazzo dei Congressi di Taormina per assistere alla quarta Master Class organizzata nell’ambito della 56esima edizione del Tao Film Fest.
La lezione di cinema tenuta dal regista di Suspiria, moderata dalla direttrice del festival Debora Young e dal giornalista Shane Danielsen, ha seguito la proiezione del suo ultimo film, Giallo, girato tra l’Italia e gli Stati Uniti nel 2008, e a cui hanno preso parte, tra gli altri, Emmanuelle Seigner e l’attore statunitense Adrien Brody, che nel 2003 vinse il premio Oscar come miglior attore protagonista ne Il Pianista di Roman Polanski. La pellicola però non è stata ancora distribuita nelle sale italiane a causa di presunti scontri tra il regista e i produttori.
Riguardo questa esperienza Dario Argento racconta che «lavorare con Adrien Brody è stato bellissimo. Si tratta di un attore fenomenale, e per questo motivo girare un film con lui è molto facile». Mentre, riferendosi alla pellicola, il regista dice che «Giallo è stato scritto e prodotto da americani. Per questo doveva rispondere alle esigenze del mercato statunitense. Ho girato per il film due finali. Trovavo il secondo più interessante, ma sapevo che avrebbero scelto il primo».
Nel panorama del nuovo cinema horror dice di preferire giapponesi e coreani, perché gli americani sono spesso poco interessanti. «Non hanno profondità – sostiene. Per realizzare un buon film bisogna avere qualcosa da raccontare e questo a loro non importa. Nessuno è interessato al prodotto, conta solo il denaro».
Quando gli si chiede di parlare del cinema italiano il maestro è chiaro: «Non so cosa rimango a fare in Italia. Il cinema italiano, forse, nemmeno esiste più. La maggior parte delle produzioni è costituita da stupide commedie che costano poco e permettono di realizzare incassi abbastanza alti. Non ci sono finanziamenti e per questo i film sono modesti. Le idee ai produttori vengono solo quando ci sono i soldi, e se non ci sono non c’è sperimentazione. Anche le pellicole che sono considerate dei capolavori, lo sono soltanto considerando la produzione cinematografica di questi ultimi anni. Forse, hanno ragione i francesi o i tedeschi quando dicono che il cinema italiano è morto».
Il regista consiglia poi, ai giovani cineasti che vogliono imparare a fare il suo mestiere, di studiare e di guardare molti film. Però aggiunge anche che «in Italia, le università non permettono agli studenti di apprendere questa professione. Bisogna lavorare nel cinema, se si vuole imparare a farlo».
Argento ci confessa di essere molto attratto dalle nuove tecnologie: «gli effetti speciali sono indispensabili – dice – ma non bisogna usare solo quelli, altrimenti il film rischia di risultare troppo artificiale. E poi il pubblico non si sbalordisce più: la gente si è evoluta». Mentre riguardo al 3D, che va tanto di moda negli ultimi mesi, dice di avere intenzione di sperimentarlo prima o poi: infatti, sta pensando di realizzare una pellicola su Dracula utilizzando proprio questa nuova tecnica.
Sulla possibilità di un remake di Suspiria, Argento racconta di non aver ricevuto ancora sufficienti notizie dalla produzione americana che ha acquistato i diritti e di aver saputo solo indirettamente che, con buone probabilità, la regia sarà affidata all’americano David Gordon Green. «Il motivo per cui si fa un remake – aggiunge infine il regista – è guadagnare denaro in modo facile. Ma non è detto che vada bene: molto spesso alla gente non piacciono».