Il Centro storico di Palermo cade a pezzi. Come mai? E’ tenuto così bene…

LA PROPOSTA DI NADIA SPALLITTA, VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE. L’INCONTRO TENUTO IERI DALLA COMMISSIONE AMBIENTE DELL’ARS, PROMOSSO DAI PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO 5 STELLE

Dopo il crollo di mezza Vucciria (a distruggere l’altra metà del mercato storico di Palermo hanno pensato le varie Amministrazioni comunali che si sono succedute dai primi anni ’90 fino ai nostri giorni), ci si accorge che il Centro storico di Palermo cade a pezzi.

Ci sono – dicono – circa mille e 600 edifici pericolanti. Qualcuno dimentica che il Comune di Palermo, da secondo dopoguerra ad oggi, ha mantenuto in vita – unico caso in Europa – un assessorato all’Edilizia pericolante che ha ‘accompagnato’, in tutti questi anni il crollo del Centro storico della città.

Fino a quando pioveva poco, il Centro storico di Palermo era come la torre di Pisa: pendeva e non cadeva. Da quando piove spesso, molti edifici si sbriciolano a vanno giù.

Gli interventi nel Centro storico della città non sono mancati. Ma ci sono zone – per esempio, l’aria che da via Roma si distende verso la Cala – dove di interventi se ne sono visti pochi. E dove lo scenario è quello lasciato dai bombardamenti del 1943.

“La situazione di degrado in cui versa parte del Centro storico di Palermo e la condizione di pericolo e rischio, che emerge dalla mappa aggiornata dagli uffici comunali, che registra un aumento degli edifici in condizioni precarie, impone interventi urgenti a tutela della pubblica e privata incolumità e del patrimonio storico e culturale. Per questo ritengo che sia indispensabile attivare le risorse regionali e statali previste in materia di protezione civile”.

Lo dice il Vice Presidente Vicario del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta, che aggiunge: “Solo attingendo a questi fondi si potranno realizzare interventi indispensabili, che diversamente il Comune non è in grado di effettuare”.

“Inoltre, ritengo opportuno che la città si doti di uno strumento di verifica delle condizioni di staticità degli edifici, il cosiddetto libretto dei fabbricati – prosegue – al fine di prevenire eventuali criticità. Nei prossimi giorni, la Commissione affari istituzionali, su mia iniziativa, presenterà al Consiglio comunale una proposta per regolamentare la materia, avviando, altresì, un percorso con la Regione, che potrebbe istituire un apposito fondo per la parziale copertura dei costi, che i privati dovrebbero affrontare per l’attività di studio ed accertamento delle condizioni in cui si trovano i diversi immobili”.

Sul tema intervengono anche i parlamentari dell’Ars del Movimento 5 Stelle.

“Il Centro storico di Palermo – scrivono i deputati grillini di Sala d’Ercole – cade a pezzi. Tra quelli degradati, pericolanti e in pessime condizioni sono oltre 1600 gli edifici che avrebbero bisogno di seri interventi. Una guerra che però il Comune combatte con le armi spuntate (sono solo due infatti i tecnici tra gli 84 dirigenti a disposizione) e con le casse vuote. Per rifare il volto al centro storico occorrerebbe oltre mezzo miliardo. Almeno cento milioni per dare il via ad un piano di sicurezza”.

I dati sono stati resi noti ieri nel corso di un’audizione convocata dal presidente della commissione Ambiente dell’Ars, Giampiero Trizzino, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, i deputati 5 stelle Giorgio Ciaccio, Claudia La Rocca, Valentina Palmeri e Angela Foti, il sindaco Leoluca Orlando e gli assessori Agata Bazzi e Tullio Giuffrè e il dirigente generale dipartimento regionale protezione civile Calogero Foti.

I dati forniti dal Comune hanno svelato ferite veramente profonde; nel dettaglio, in un’area di 249 ettari, sono 1620 gli edifici che richiedono interventi, di questi 248 prevederebbero azioni urgenti, 368 sono pericolanti, e 1004 “solo” degradati. Tra questi figurano 1466 edifici privati, 102 di proprietà comunale e 52 chiese.

“E’ indubbio – afferma la deputata La Rocca – che per risolvere il problema del degrado del Centro storico i problemi da affrontare siano di varia natura. Oltre al problema della carenza di tecnici è fondamentale la carenza di risorse per la messa in sicurezza degli edifici con privati inadempienti. Noi, come gruppo parlamentare, abbiamo individuato alcune somme cui attingere per la ristrutturazione e le abbiamo segnalate in una lettera indirizzata al sindaco. Bisogna, comunque, mettere mano anche a strumenti normativi, come l’istituzione del fascicolo dei fabbricati, una sorta di carta di identità degli edifici per la quale stiamo approntando un disegno di legge” .

“Diamo atto al sindaco – afferma Trizzino – di avere portato avanti un buon lavoro negli ultimi mesi, e i dati che ha messo oggi a disposizione testimoniano la volontà di aggredire con determinazione il problema. Oggi sono state formulate diverse ipotesi per procedere agli interventi di recupero. Stiamo studiando diverse strade per reperire le somme, tra cui l’istituzione di un fondo di rotazione, da finanziare con risorse comunitarie e nazionali”.

E’ certo, però, che bisogna fare in fretta. Il tempo, infatti, è uno dei peggiori nemici da affrontare nella guerra contro il degrado. Un raffronto fra i dati del 2010 con quelli attuali mostra la situazione degli edifici in preoccupante, veloce peggioramento. “Quelli pericolanti – conclude La Rocca – sono passati da 304 a 332 e quelli solo degradati da 799 a 910”.

Nota a margine

Forse sarebbe bene approntare la totale e non la parziale copertura dei costi per il libretto dei fabbricati. La gente non ha più nemmeno i soldi per mangiare. Nella stragrande maggioranza dei casi, è quasi impossibile pagare il risanamento delle abitazioni del Centro storico e il libretto dei fabbricati. La proposta di Nadia Spallitta è giusta, ma bisogna cercare di essere realisti. Se il libretto dei fabbricati deve diventare un altro peso per famiglie e imprese – magari con una nuova tassa da pagare al Comune e contravvenzioni per chi già non arriva a fine mese – meglio evitare.


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