Il censore delle leggi? Amico nostro è…

Un bizzarro comunicato stampa diffuso due giorni fa dalla Cisl siciliana e pubblicato ieri dal nostro giornale ripropone, tra dramma e farsa, il complicato e per certi versi ‘incestuoso’ rapporto che si è andato delineando in questi anni tra la politica siciliana, i vertici dell’amministrazione regionale e gli alti burocrati dell’Ars da una parte e il commissario dello Stato per la Regione siciliana dall’altra parte. Commentando la penultima impugnativa del commissario dello Stato (quella di fine dicembre, che ha contestato la stabilizzazione dei precari), i vertici della Funzione pubblica della Cisl siciliana scrivono: “Se questo governo vuole davvero sottrarre al ricatto della politica questi precari, piuttosto che dovere attendere che si esprima la Corte Costituzionale (i cui tempi rischiano di andare ben oltre la scadenza ultima di dicembre 2012) sarebbe opportuno serrare i tempi, riprendere un dialogo più costruttivo con il commissario dello Stato”.
Con molta probabilità, Angelo Fullone e Gigi Caracausi, i due esponenti cislini autori di questo comunicato, non si rendono conto di quello che hanno scritto. Sembra incredibile: due sindacalisti di provata esperienza, peraltro ai vertici della Funzione pubblica regionale, dimostrano di non sapere che il commissario dello Stato per la Regione siciliana non ha motivo di dialogare con la politica. Soprattutto non può e non deve dialogare con il governo della Regione. Per un motivo semplice: perché il commissario dello Stato è chiamato a pronunciarsi sulla costituzionalità delle leggi volute dal governo e approvate dall’Assemblea regionale siciliana e, in quanto tale, deve rimanere al di sopra delle parti.
Se quanto ipotizzato nel comunicato della Cisl dovesse avvenire – o, peggio, fosse già avvenuto – saremmo davanti a un fatto grave. E’ come se un avvocato dovesse dire all’imputato che difende: vieni, andiamo dal giudice che è un mio amico e ci mettiamo d’accordo… Follone e Caracausi sono due autorevoli esponenti di un’organizzazione sindacale che, per questioni istituzionali, ha rapporti sia con il governo della Regione, sia con i parlamentari dell’Ars. Se questi due sindacalisti invitano il governo regionale a “riprendere un dialogo costruttivo con il commissario dello Stato” – senza che lo stesso ufficio del commissario dello Stato avverta l’esigenza di smentire tale comunicato – significa che, magari non ordinariamente, questo “dialogo” tra il governo della Regione e il commissario dello Stato è andato in scena per davvero, anche – lo ribadiamo – alla luce della mancata smentita da parte dell’ufficio del commissario dello Stato.
Tutto questo rende credibili – molto credibili – le voci che, ormai da anni, ‘girano’ sul dialogo ‘proibito’ ma ‘allettante’ almeno quanto una celebre ‘mela’, tra il commissario dello Stato e i vertici della politica e dell’alta burocrazia regionale e dell’Ars. Da qui alcune domande.
E’ vero che, mentre è in corso una sessione legislativa, le telefonate tra il commissario dello Stato e i vertici burocratici di Regione e Ars si sprecano? E’ vero che – sempre durante una sessione legislativa e, segnatamente, nei giorni che precedono l’approvazione di una legge da parte dell’Ars – negli uffici del commissario dello Stato (uffici siti a Palermo in Piazza Principe di Camporeale) – è un continuo via-vai di assessori, deputati regionali e alti burocrati regionali e dell’Ars?
E ancora: è vero che i vertici del dipartimento della Funzione pubblica regionale e i vertici burocratici dell’Ars non si aspettavano che il commissario dello Stato impugnasse, negli ultimi giorni dello scorso anno, la legge sulla stabilizzazione dei precari? E se è così, in base a che cosa non si aspettavano l’impugnativa?
Se le cose dovessero stare così, i vertici burocratici del dipartimento regionale della Funzione pubblica e i vertici burocratici dell’Ars, a cominciare dalla segretaria e dalla vicesegreteria generale, si sarebbero resi protagonisti di una pesantissima violazione della prassi istituzionale (e ci fermiamo qui per carità di patria). Forse tra i compiti che ‘giustificano’ gli altissimi stipendi che gli alti burocrati della Regione e dell’Ars si mettono in tasca rientra anche il ‘patteggiamento’ con gli uffici del commissario dello Stato? Sarebbe questo il modo coretto di servire le istituzioni dello Stato?
Noi crediamo che a queste domande debbano rispondere tutti i protagonisti di questa incredibile vicenda.

 

Giulio Ambrosetti

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