La volontaria Marzia Lombardo da anni si batte per dare ai randagi una vita decente. Il terreno in cui si trovano è stato venduto, ma i due anziani che accumulano cuccioli indiscriminatamente continuano a stare lì. Il capo area Gabriele Marchese si dice «disponibile a trovare una soluzione». Guarda video e foto
Il canile lager di Brancaccio, 33 animali ancora reclusi Comune: «Se c’è volontà di adozione nessun problema»
Una sorta di canile lager, tra abbandono e illegalità: è quel che avviene da tempo all’interno dei capannoni di via Conte Federico, a Brancaccio. Da anni in questa zona della periferia palermitana vengono tenuti 33 cani in condizioni di degrado e fatiscenza. I responsabili sono due anziani, che hanno occupato i capannoni e a cui recentemente sono state tolte le chiavi del cancello di ingresso, ma loro rimangono lì. E gli animali pure, correndo rischi enormi. A maggio dell’anno scorso, per esempio, sei cuccioli persero la vita in un incendio.
La storia del canile lager viene raccontata da una volontaria, Marzia Lombardo. «La maggior parte di quelli presenti all’interno della struttura è sterilizzata e con il microchip – spiega l’animalista – Deve essere il Comune a risolvere il problema, seppure i cani siano detenuti illegalmente all’interno di questa proprietà da questi due individui da anni. Occorre prendere un provvedimento definitivo e capire qual sarà il destino degli animali». Già, perché le loro condizioni di salute non sono buone, considerando lo stato in cui sono mantenuti. «Hanno bisogno di stare in quarantena, sono malati – spiega ancora Lombardo – Ad oggi sono 33, ma a questi fino a dieci giorni fa si dovevano aggiungere i sei cuccioli di dieci mesi che stavano per morire e che sono stati ricoverati fino a domenica in una clinica veterinaria». Per loro, seppure temporaneamente, la situazione è migliorata. «Adesso si trovano in stalli casalinghi e pensioni per cani – aggiunge la volontaria – Sono in attesa di adozione. Chiaramente non avevano il microchip perché erano nati lì, all’interno del terreno».
Il nuovo proprietario del terreno, suo malgrado, è responsabile degli animali e lo rimarrà fino a quando non saranno spostati: «Se li è trovati – fotografa la situazione Lombardo – Non sappiamo come si procederà fino a quando l’ordine di sgombero non diventerà esecutivo. Il nuovo proprietario, tramite il suo legale, è riuscito a far emanare l’ordine di sgombero immediato verso le due persone che sono all’interno dei capannoni, anche se non è di fatto esecutivo. Adesso, sempre ricorrendo allo studio legale – conclude Lombardo – ho avuto notizia che sta predisponendo una lettera extragiudiziale da mandare al Comune perché si occupi dei cani».
Una situazione ingarbugliata, insomma, alla quale prova a dare una risposta il Capo area Igiene e sanità dell’amministrazione Gabriele Marchese, che ascoltato da MeridioNews si mostra disponibile a trovare una soluzione. «Se c’è la volontà degli animalisti di adottare i cani – dice il dirigente – si può procedere in tempi brevi alla voltura del microchip. Se il problema è quello, si può risolvere rapidamente. Basta fare l’istanza di adozione, con la relativa documentazione. Se sono soggetti affidabili non c’è problema – prosegue ancora Marchese – Se i volontari vogliono adottarli e curarli mi sta bene, facciano l’istanza e il problema microchip si risolve, accoglieremo le loro domande con piacere: garantisco entro 24 ore l’adozione. Non appena avrò la richiesta darò disposizione ai miei uffici di procedere alla voltura dei microchip celermente».