Il candidato passato dal comizio di Lumia a quello di Fava A Bronte prove di campo largo grazie pure a Pino Firrarello 

Un lustro. Quanto sono lunghi cinque anni? Ma soprattutto è un tempo sufficiente perché le cose cambino? Sono alcune delle domande che ieri sera, a Bronte, si sono posti alcuni tra quelli che hanno assistito al comizio a sostegno della candidatura di Graziano Calanna. Il sindaco uscente punta al bis e, di conseguenza, nell’impresa di riuscire a fare perdere un’elezione a Pino Firrarello, già sindaco dal 2005 al 2015 e, più in generale, deus ex machina della politica locale. Firrarello, infatti, dopo la pausa sabbatica, e con all’attivo quattro legislature consecutive a Roma, ha deciso di tornare in campo a 81 anni. Ma il tempo a cui hanno pensato i cittadini giunti in piazza Rosario non è quello anagrafico dell’ex democristiano, poi berlusconiano, alfaniano, infine tornato – insieme al genero Giuseppe Castiglione – alla corte di Arcore. I brontesi hanno riflettuto sul tempo trascorso dal comizio, nel 2015, in cui dietro Calanna c’erano Rosario CrocettaBeppe Lumia, a quello in cui a lanciare la volata finale è arrivato Claudio Fava accompagnato dal segretario del Pd Anthony Barbagallo.

La presenza sul palco del presidente della commissione regionale Antimafia – ieri nelle vesti di leader dei Cento passi per la Sicilia – ha destato qualche perplessità per più di un motivo. Dalla storia politica dello stesso Calanna, un tempo nel Movimento per le autonomie, alla scelta di sostenere un candidato attualmente a processo per istigazione alla corruzione nella vicenda legata al monopolio di Francesco Russo Morosoli sull’Etna, con la Cassazione che a novembre 2018 annullò l’ordinanza del gip e del Riesame. Nel 2015 a contribuire a tirare la volata a Calanna c’era Beppe Lumia. Principale regista della stagione crocettiana, il nome di Lumia compare anche nelle vicende isolane chiave degli ultimi anni: dal patto di ferro tra Raffaele Lombardo e il Partito democratico passando dalla caduta (e condanna) di Antonello Montante, fino al discusso attentato a Giuseppe Antoci. Di lui si è parlato anche nel corso delle indagini che la commissione Antimafia ha chiuso sul ciclo dei rifiuti e sullo scioglimento del Comune di Scicli. Ricorrenze che in una terra come la Sicilia non sono derubricabili alla casualità, ma ben descrivono – come lo stesso presidente dell’Antimafia più di una volta ha avuto modo di sottolineare – della capacità del potere di strutturarsi a più livelli.

Ma quali dinamiche, allora, portano due personaggi come Lumia (e a suo tempo anche l’ex assessore crocettiano e autonomista di lungo corso Giovanni Pistorio) e Fava sul nome di Calanna? Per sciogliere il quesito, o quantomeno provare a contestualizzarlo, bisogna tornare a riflettere sul tempo: su quello presente e su quello appena passato. Il presente dice che quest’anno a Bronte, a differenza del 2015, si fronteggiano due schieramenti che rimandano maggiormente alla politica dei partiti. Una polarizzazione – tra centrodestra e centrosinistra, a cui proverranno a scombinare le carte il M5s con Valeria Franco e l’avvocato Giuseppe Gullotta (il fratello cinque anni fa era appoggiato da Firrarello nella corsa a sindaco) – favorita dal ritorno in scena dall’ex senatore 81enne e che ha spinto Fava a dare il proprio contributo. La scelta si staglia sullo sfondo di quel tentativo di organizzare quel campo largo nel centrosinistra con vista – ancora lontana – sulle Regionali 2022. A oliare le disponibilità sarebbe stato poi il fatto che, pur essendo sempre Calanna il candidato, stavolta gli uomini forti che lo sostennero nel 2015 hanno puntato le proprie fiche su Firrarello. Due nomi su tutti: Enza Meli e Antonio Leanza.

Tra gli entourage dei diretti interessati nessuno vuole parlare di male minore, ma la sensazione è che, appelli al voto a parte, quella di ieri a Bronte sia stata una scena interlocutoria. Come quando nei film il regista si sofferma su un dialogo interessante – e in questo senso le contraddizioni sono sempre motivo di interesse – ma alla fine l’attesa è per qualcosa che deve ancora venire. E che non è detto avrà un rapporto di causalità con quello che i protagonisti si stanno dicendo. Oppure, più semplicemente, in piazza Rosario non c’è stato altro che un comizio – simile a quello fatto, qualche settimana fa, sempre per Calanna, dal ministro Giuseppe Provenzano – per un’elezione comunale. L’unica, tra quelle riguardanti i Comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti, in cui Cento passi ha deciso di non presentare una propria lista


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