I gruppi che si occupano dei randagi vogliono maggiori garanzie dall'amministrazione di Paternò. Intanto Uniti per gli animali e Cuori randagi si sono autoescluse dalla convenzione con l'ente. «Attivi per fronteggiare l'emergenza», replica l'assessore
Il braccio di ferro Comune-associazioni animaliste «Irrisorio destinare tremila euro per i croccantini»
Braccio di ferro a Paternò tra le associazioni animaliste e il Comune. Upa (Uniti per gli animali) e Cuori randagi per voce dei loro presidenti, Giuseppe Panassidi e Massimo Anicito, hanno denunciato la scarsa attenzione mostrata dal municipio nella gestione del randagismo. Nel dettaglio l’accusa è quella di investire poche somme nel capitolo di bilancio destinato agli animali. Il tutto rispetto ai soldi sborsati negli ultimi anni dalle associazioni per comprare cibo e cure mediche.
Così Upa e Cuori randagi hanno deciso di tirarsi fuori dal protocollo d’intesa sottoscritto anni addietro. Ieri mattina incontro tra le associazioni e l’amministrazione: «Dal 1 Giugno la responsabilità dei cani custoditi nella struttura ex macello di via Fante Maimonide è tutto del Comune, inclusi i turni di pulizia dei box e la somministrazione di cibo e medicine». Intanto l’amministrazione, rappresentata dal sindaco Nino Naso e dall’assessore Vito Rau, ha replicato indicando l’obiettivo di ricercare nuove aree da recintare e destinare al confinamento dei randagi, oltre a stanziare tremila euro per l’acquisto di croccantini. «La cifra è irrisoria – replicano gli animalisti – perché si potrebbe acquistare cibo per meno di due mesi. Non ci sostituiremo più a chi, per legge, ha obblighi e responsabilità. Consideriamo insufficiente la risposta».
Sulla vicenda l’assessore al randagismo Vito Rau ha specificato che con le associazioni «si sta lavorando per trovare dei rifugi temporanei congrui. In attesa di una progetto definitivo ci siamo attivati per tamponare l’emergenza. Siamo dinnanzi ad un problema che riguarda tutti i Comuni; e le nostre associazioni svolgono un lavoro egregio, come dimostra il fatto che i randagi dei Comuni limitrofi vengono dirottati sul nostro territorio».