Igor D’India e i trenta giorni nella grotta Da Palermo al mondo attraverso i video

Trenta giorni dentro la Grotta del Pidocchio. È il marzo del 2012 quando il documentarista e reporter palermitano trentunenne Igor D’India decide di trascorrere un mese avventuroso dentro la cavità carsica di monte Pellegrino, a Palermo. Un’esperienza vissuta a 25 metri di profondità, in solitudine e senza alcun contatto con l’esterno, da cui è nato un video racconto in cui si alternano introspezione e diario di viaggio. Geologia di un sogno è il risultato della mescolanza delle immagini dell’interno della grotta con estratti video del paesaggio immortalato nel corso di un’altra esplorazione, poi sfociata in The Yukon blues. «Palermo è stato il punto di partenza – racconta Igor D’India a MeridioNews – Sin da piccolo i miei hanno fatto in modo che vivessi a contatto con la natura e ho sempre amato raccontare per immagini le montagne e i mari del nostro ricco territorio».

Nel caso di Geologia di un sogno, «ho testato l’assenza del tempo a fini narrativi – racconta – Volevo creare una storia dall’esperienza di lasciarsi vivere». Oltre alla cambusa necessaria alla sopravvivenza, una radio di emergenza e l’illuminazione elettrica, Igor ha portato con sé la chitarra, un diario e dei libri. «Storie di avventura che mi hanno permesso di evadere mentalmente – continua – ma anche le Barzellette di Totti, perché in quelle circostanze serve anche un momento di leggerezza». Senza orologio, telefono o computer, il ritmo di vita di Igor si è alterato al terzo giorno. «Riuscivo a malapena a tenere il conto dei giorni, quando sono uscito mi sentivo 24 ore avanti – spiega -. La parte peggiore è non avere informazioni dall’esterno, mi intimoriva non sapere cosa stesse succedendo ai miei cari. La mente, se non percepisce informazioni, le crea. E il rischio sono paranoie e nevrosi». 

Proprio per l’elemento claustrofobico che ha caratterizzato l’intera esperienza del reporter, il documentario Geologia di un sogno, montato insieme a Martino Lo Cascio, presenta scene dell’interno della grotta alternate ai selvaggi paesaggi canadesi e nordamericani. «Montando insieme la grande luce dello Yucon e l’oscura grotta del Pidocchio ho tirato su un testo universale che fosse la visione completa del viaggiatore – spiega D’India – da quando pianifica a quando conclude il processo di viaggio». Il secondo film – The Yukon blues, andato in onda su Deejay Tv e distribuito dalla Gazzetta dello sport – è l’avventura nordamericana del documentarista che ha risalto il fiume Yukon, un percorso di quasi 18mila chilometri, in autostop e canoa.

Da Palermo, Igor ha preso presto il volo per l’estero, viaggiando inizialmente in zone di guerra. «Ho iniziato con un documentario sulla strage di Beslan, in Ossezia del Nord, seguendo l’indagine sul coinvolgimento del governo russo nell’attentato del 2004» Il film Le finestre di Beslan è ancora oggi il primo documentario indipendente sul caso. Tornando solo di rado a Palermo, D’India decide nel 2010 di risalire il fiume Oreto e di documentarne le disastrose condizioni ambientali. «In quel periodo leggevo degli esperimenti del 1961 di Michel Siffre, che trascorse due mesi d’isolamento fuori dal tempo a 30 metri di profondità e ne restai affascinato». Da lì l’idea di provare la vita in una caverna. Nell’imminente futuro di Igor c’è il progetto di una lunga spedizione, la cui prima tappa sembra essere il sud America «So che è difficile contenere un’indole come la mia. Forse arriverà il momento in cui l’avventura sarà qualcos’altro, ma oggi mi incuriosisce tutto. Andrei a girare documentari anche su Marte – ride -. La più grossa sfida è continuare a fare questa vita e questo lavoro per tutto il tempo che mi va. Combattere le mie paure sfidando me stesso, prepararmi ad affrontare le evenienze, assaporare l’adrenalina, tirare fuori risorse che non pensavo di avere».

Entrambi i docufilm saranno presentati presentati proiettati domani, lunedì 19 ottobre ottobre part dalle 20 al cinem Rouge Et Noir di Palermo. 

Eugenia Nicolosi

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