Le elezioni in facoltà: un rito che si ripete sempre uguale oppure qualcosa negli anni è cambiato? Abbiamo fatto un piccolo viaggio tra amarcord e speranze future, chiedendo a tre rappresentanti di diverse generazioni di universitari - Politica all'università: tra qualunquismo e arrivismo- Il mistero dei descrittori di Dublino
Ieri, oggi e domani
Disaffezione, qualunquismo, alta astensione, poca competenza dei candidati: sulle elezioni universitarie tira da qualche anno una brutta aria. Ma è stato sempre così? Lo abbiamo chiesto a Domenico Antonio Cusato, docente di Letteratura spagnola e di Lingue e letterature ispanoamericane presso la facoltà di Lingue e letterature straniere di Catania.
Professore, come si viveva il periodo delle elezioni universitarie quando lei era uno studente?
“A quel tempo c’era più politicizzazione di oggi, per questo le elezioni universitarie si vivevano con una certa ansia ed una certa tensione. Le liste dei candidati che si proponevano come rappresentanti di facoltà avevano alle spalle un forte appoggio da parte dei movimenti politici di quel tempo, fra i quali l’MSI, che appoggiava il partito universitario del Fuan e tutti i partiti di sinistra, che sostenevano i gruppi universitari di orientamento comunista e socialista . La Democrazia cristiana era presente e si prodigava abbastanza per sostenere i gruppi universitari centristi. Tuttavia, per l’animo manicheo di noi ragazzi di un tempo, nonostante si offrisse negli appoggi, la DC non riusciva a piazzare molti candidati. Insomma, allora si era sostanzialmente divisi tra fascisti e comunisti.
In sostanza c’era una forte polarizzazione del consenso?
“Diciamo che alcuni di questi gruppi, solitamente i più influenti, si opponevano a quella che era la vera forza studentesca. Noi dal canto nostro, cercavamo sempre di fare politica, anche se a volte non ci riuscivamo, poiché spesso eravamo contrastati da queste compagini. Ai tempi c’erano i famosi picchiatori, militanti del Fuan, che a volte ci minacciavano, ma noi andavamo avanti perché ci interessava continuare a difendere le nostre ideologie perché avevamo l’interesse di portare avanti il candidato che ci doveva rappresentare.” [I ricordi del prof. Cusato si riferiscono all’università di Messina negli anni immediatamente successivi al ’68. NdR]
Crede che oggi nella nostra facoltà vi sia una classe politico-universitaria che sia in grado di portare avanti ideali politici degni di attenzione?
“Durante i vari consigli di facoltà a cui ho preso parte, ho avuto la fortuna di conoscere dei rappresentanti seri e preparati. Per questo ho potuto assistere alle loro battaglie, ed anche se a volte non ho condiviso le loro scelte ed i loro ideali politici ho sempre apprezzato il grande impegno che hanno sempre dimostrato, perché al di là della politica ciò che fa andare avanti un’istituzione, piccola o grande che sia, dipende da quanto una persona crede in ciò che fa e quanto impegno dimostra per realizzare qualcosa. D’altra parte però ho potuto anche notare la presenza di rappresentanti che sono stati votati probabilmente più per la loro simpatia piuttosto che per l’impegno che finora hanno dimostrato.”
Anche chi fa con serietà il proprio “mestiere” è spesso visto dagli altri studenti come un opportunista, uno che non fa abbastanza per risolvere i loro problemi…
“Credo che sia importante ricompattare la classe studentesca perché, come dicevo prima, ci sono dei ragazzi molto capaci ed intelligenti, ma tutto dipende dalla base, ed in questo momento credo che non vi sia una base trainante come lo era una volta. Sono loro a “guidare” i rappresentanti delle varie facoltà. Oggi invece sono i ragazzi che vanno in cerca di una base, un appoggio che possa dar loro un indirizzo, necessario nonostante la loro buona volontà ed il loro impegno.”
Qual è il suo augurio a questi ragazzi che hanno deciso di intraprendere questa strada?
“Mi auguro che riconoscano e che riprendano in mano la vera concezione della politica, perché sia vista non come uno sport ma come un’esperienza importante per dare fondamenta al loro futuro. In un mondo in cui la democrazia sta subendo dei duri colpi, c’è bisogno di “coscienza politica”, soprattutto di quella che parte dall’università. Viviamo oggi dei momenti difficili: la mentalità aperta di chi studia e di chi fa cultura può essere di grande aiuto.”
La dottoressa Lucrezia Nuccio, dottoranda presso la cattedra di Geografia umana della Facoltà di Lingue e letterature straniere di Catania, ci dà invece le sue impressioni da studentessa e da dottoranda rispetto al calo che si è rilevato in questi ultimi anni alle urne, nel periodo delle elezioni universitarie.
“La mia impressione è che ci sia una diffusa disaffezione alla vita democratica che è il risultato di un distacco tra l’elettore e l’eletto, ma anche della gestione della vita pubblica che non coglie gli interessi popolari né tanto meno quelli giovanili. Anche se l’università, negli ultimi anni, con la sua crisi ed il crescente precariato richiederebbe una ben diversa presenza critica ed una partecipazione più attiva alla realtà giovanile ed al processo di formazione delle decisioni.”
Come pensa che andrà questa tornata elettorale?
“Spero vivamente che alle prossime elezioni si verifichi una maggiore affluenza alle urne. I ragazzi lamentano spesso che ci sono dei candidati che si vedono soltanto qualche settimana prima delle elezioni in giro a cercar voti nelle facoltà. Anche quand’ero studentessa io si incontravano questi personaggi. Ma ci sono anche tanti ragazzi seri che portano avanti le loro idee e questi vanno sostenuti e incoraggiati.”
Domani andrà meglio? Lo chiediamo a Giovanna, una studentessa di Lingue e culture europee di Catania
Giovanna, credi che ci sia stato un miglioramento, da quando ti sei iscritta per la prima volta ad oggi, nella qualità della informazione da parte delle varie associazioni studentesche che presentano i loro candidati?
“Ricordo che una volta c’era un’informazione piuttosto disordinata. A casa mi arrivavano tantissime buste con foglietti informativi di vario genere ed in facoltà c’erano troppi candidati che cercavano di spiegare in maniera un po’ confusa i loro progetti qualora li avessero votati. Adesso invece ho riscontrato la presenza di pochi aspiranti elettori che girano per la facoltà. Insomma: prima c’era tanta, confusa informazione, adesso quasi una mancanza di notizie e ragguagli utili a noi studenti.”
In generale, in campagna elettorale i candidati propongono soluzioni ai tuoi problemi concreti o stringono mani?
“Non sempre. Alcuni gruppi politicizzati per esempio si rivolgono più alle matricole per cercare di convincere, sin dall’inizio, una grande massa di potenziali elettori, con la speranza che questi possano seguire il loro credo politico, almeno a livello universitario, e continuare ad essere dei potenziali elettori anno dopo anno.”
Come senti il periodo delle elezioni universitarie? Hai le idee chiare su chi voterai?
“Le elezioni sono un momento importante per la nostra facoltà e per tutto l’ateneo catanese. Personalmente però ho ancora qualche dubbio nella scelta di un candidato o dell’altro perché c’è stata una scarsa informazione da parte delle associazione studentesche, in primis, ed anche da parte dei potenziali rappresentanti.”