C'è anche la celebre Ragazza afghana, pubblicata nel 1985 dalla rivista National Geographic. Una raccolta delle immagini catturate durante i viaggi del sessantaseienne statunitense con le quali si raccontano mondi distanti nello spazio e nel tempo
Icons, le foto di Steve McCurry in mostra alla Gam Gli scatti resteranno a Palermo fino al 19 febbraio
Visitare la mostra fotografica di Steve McCurry, alla Gam, la Galleria d’arte moderna, fino al prossimo 19 febbraio, è un’esperienza forte, d’impatto. Quelli del sessantaseienne statunitense, definito spesso uno dei più grandi maestri viventi della fotografia, sono scatti che raccontano delle storie. Storie di un tempo passato, ma anche del presente, occhi che parlano o scenari che fanno rivivere la vita quotidiana di mondi incredibilmente lontani dal nostro. Non fanno eccezione le oltre cento fotografie di Icons, questo il titolo dell’esposizione, che proiettano il visitatore in Asia, Europa, Africa. Un compito reso più agevole dalla scelta di McCurry e della curatrice della mostra, Biba Giacchetti, che non hanno voluto frapporre un vetro tra opera e visitatore.
La capacità narrativa delle immagini è tale che non c’è stato bisogno di dare un ordine preciso, di creare un percorso da seguire per chi si inoltra nelle sale messe a disposizione dalla Galleria di arte moderna. Ad accogliere lo spettatore sono subito i ritratti, tanti, diversi, impressionanti. Uomini, donne, bambini immortalati durante la loro vita quotidiana. Niente di costruito, solo grandi ed eloquenti occhi, proprio come quelli della Ragazza afghana, la foto più celebre di McCurry, esposta insieme a un video concesso da National Geographic in cui si racconta la storia del nuovo incontro a distanza di anni tra il fotografo e l’ex profuga ormai donna. Quello scatto, pubblicato nella copertina del numero di giugno del 1985 del noto magazine. Uno spazio è stato concesso ad alcune foto che raccontano tragedie del nostro secolo come l’attentato dell’11 settembre 2001 e il terremoto in Giappone del 2011. Poi tanta Asia, soprattutto e anche un paio di scatti italiani.
L’allestimento è ben curato. Le luci, morbide, danno risalto ai colori delle stampe e le isolano dal contesto in cui si trovano. Quella di McCurry è solo la prima di una serie di mostre che la Gam di Palermo dedicherà ai maestri della fotografia. Dopo lo statunitense, infatti, sarà la volta di Henri Cartier-Bresson, con 140 foto originali, nel 2017 e infine di Ferdinando Scianna.