Rosario Adamo, referente per la Sicilia dell'associazione Famiglie arcobaleno, racconta la sua esperienza di genitore in un quartiere popolare di Palermo. Dalla nascita negli Stati Uniti dei suoi due gemelli, alla vita in un quartiere popolare, fino alla legge Cirinnà, con lo stralcio della stepchild adoption
Iacopo, Tommaso e i loro due papà arcobaleno «Siamo una famiglia scandalosamente normale»
«Mentre siete impegnati a scrivere cinquemila emendamenti io sto cambiando i pannolini ai miei figli». Iacopo e Tommaso sono gemelli, vivono a Palermo, hanno sei mesi e due papà: Rosario e Federico. Fanno parte di una famiglia arcobaleno. Un concetto molto ampio, questo, che abbraccia tutti quei nuclei familiari che non godono dei favori della biologia e spesso anche della legge. Cosa che non è cambiata con l’approvazione del disegno di legge promosso da Monica Cirinnà del Partito democratico, in cui la parte relativa alla stepchild adoption è stata stralciata.
Ci sono coppie di omosessuali in cui uno dei due – o entrambi – ha avuto dei figli da una precedente relazione eterosessuale, ci sono genitori omosessuali single e c’è anche chi, come Rosario Adamo e il suo compagno Federico, sceglie di andare all’estero e ricorrere alla gestazione per altri. «Non chiamatelo utero in affitto – dice Rosario, che delle Famiglie arcobaleno è anche il referente regionale – è una volgarizzazione del termine. Non si tratta per niente di un affitto, ma di una donazione. La donazione di qualcosa che si possiede a chi ne ha bisogno. Proprio come si fa con il midollo».
Quella della maternità surrogata è una pratica che negli Stati Uniti è diffusa da molti anni. Inizialmente era appannaggio delle coppie eterosessuali che non riuscivano ad avere figli, poi, hanno deciso di estendere questo diritto anche alle coppie omosessuali. «La donatrice che ha dato alla luce Iacopo e Tommaso – continua il papà arcobaleno – vive in California. È una professionista, un’infermiera, ha già una figlia. È una persona meravigliosa, che dopo di noi ha deciso di ripetere l’esperienza della donazione».
Il numero delle famiglie arcobaleno in Italia, e in Sicilia, è in continua crescita e Palermo sembra essere un’isola felice in cui mettere radici. «La nostra vita è assolutamente perfetta – racconta Rosario – Palermo è una città molto inclusiva e nessuna delle nostre famiglie ha mai subito gesti di omofobia. Io e il mio compagno viviamo in un quartiere popolare, non ci siamo mai nascosti, eppure tutti, dal fruttivendolo alla vicina di casa, ci danno continue dimostrazioni di affetto. E poi di fronte ai bambini si sciolgono tutti, sono un lasciapassare per nuovi incontri, nessuno può fare a meno di guardarli».
Con l’approvazione della legge Cirinnà, che regolerà le unioni civili in Italia, Rosario e Federico potranno essere a tutti gli effetti compagni, ma il referente siciliano dell’associazione Famiglie arcobaleno non sembra essere entusiasta del risultato. «Prima eravamo un genitore biologico e un amico – dice – adesso potremo chiamarci compagni, ma ciò non toglie che questa legge sia discriminante. Massacrata dai contentini concessi a questo o quel politico. I nostri figli certo non finiscono di esistere senza la stepchild adoption. Loro continueranno a crescere. Felici, sì, ma con meno diritti degli altri».
Ma il futuro sembra non spaventare Rosario e Federico, impegnati con la loro nuova vita da genitori. «È dura come in tutte le famiglie – conclude Rosario – Ci sono i pannolini da cambiare, le notti insonni, gli impegni di casa. Ma noi non smettiamo di lottare. La nostra pediatra, per esempio, che ha visto centinaia di bambini, ci ha detto che verrebbe in tribunale a testimoniare a occhi chiusi sul nostro operato di papà. E con gli altri genitori è un continuo confrontarsi. Siamo una famiglia scandalosamente normale».