La Guardia di finanza, sotto coordinamento della Dda, ha fatto luce su un traffico illecito di rifiuti, provenienti dalla Campania, quando era in piena emergenza. Chiesto il rinvio a giudizio per tre persone, tra cui l'ex amministratore di Tirrenoambiente. La munnizza arrivava senza la necessaria biostabilizzazione
I rifiuti di Napoli nella discarica messinese di Mazzarrà Nel 2011 scaricate 15mila tonnellate senza trattamento
I rifiuti di Napoli e provincia spediti illegalmente nella discarica messinese di Mazzarrà Sant’Andrea. Oltre 15mila tonnellate, con picchi, in un solo giorno, di 900 tonnellate. Il tutto nei primi mesi del 2011, quando la città partenopea si trovava in piena emergenza. È quanto ha scoperto la Guardia di finanza di Messina, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia. Sulla base delle indagini portate avanti dalle Fiamme Gialle, la Procura della città dello Stretto ha chiesto il rinvio a giudizio per due rappresentanti legali di società campane operanti nel settore dello smaltimento di rifiuti. Insieme a loro anche un amministratore pro tempore della Tirrenoambiente, che gestiva in quel periodo la discarica di Mazzarrà. Tutti sono accusati di traffico illecito di rifiuti.
Nel corso del 2011 la notizia che i rifiuti della Campania finiva in Sicilia aveva già sollevato critiche e contestazioni. Adesso si scopre che una parte di quella immondizia arrivava senza i necessari trattamenti preliminari. L’operazione denominata Rifiuti lontani ha fatto chiarezza sulle modalità del trasporto: i rifiuti, di origine urbana e non dervianti dalla raccola differenziata, erano sottoposti soltanto a operazioni di triturazione e vagliatura meccanica, ma non anche alla necessaria biostabilizzazione aerobica, procedura finalizzata ad assicurare la stabilità biologica dei rifiuti per il successivo stoccaggio a lungo termine. In sostanza, l’indispensabile trattamento previsto dal codice dell’ambiente e richiesto per stoccare i rifiuti in discarica, non era stato effettuato. Sono state le analisi effettuatre dall’Arpa provinciale di Messina ad accertare la mancanza.
Gli autocompattatori provenivano dagli impianti di Tufino e Giugliano, nel Napoletano, dove venivano accumulati i rifiuti del capoluogo e di parte della provincia. Sarebbero stati 600 i mezzi che hanno scaricato a Mazzarrà. In un caso si è arrivati a 900 tonnellate in un solo giorno, trasferite a bordo di 32 autocompattatori. Secondo quanto emerso dalle indagini, per aggirare i controlli, veniva assegnato un codice rifiuto diverso, per il quale la normativa di riferimento prevede regole di trasporto differenti.
Secondo la Procura i registi di questa operazione sono stati un rappresentante legale pro tempore di una società campana addetta alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti della Provincia di Napoli, il rappresentante dell’associazione temporanea d’impresa appositamente costituita per effettuare il trasporto e il conferimento dei rifiuti oggetto d’indagine, e infine l’amministratore legale pro tempore della Tirrenoambiente S.p.A. che si occupava della gestione del sito di stoccaggio mazzarrese.
Nel novembre del 2014 la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea è stata sequestrata, perché ritenuta pericolosa, su ordine della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, che indaga sulle autorizzazioni concesse dalla Regione per l’ampliamento dell’impianto. Successivamente altre inchieste si sono aggiunte: nel settembre del 2015 è stato arrestato l’ex sindaco del Comune messinese, Salvatore Bucolo, e un ex senatore di Forza Italia. In totale undici persone indagate per un presunto giro illecito d’affari condotto speculando sull’attività della discarica.