Pensavano di non essere ascoltati. Così, liberi dai microfoni e dai soliti giornalisti, massimo d'alema e pierferdinando casini parlavano delle prossime elezioni in sicilia. "allora è fatta, in sicilia andiamo insieme", dice l'uno. "assolutamente sì, ormai è cosa fatta", risponde l'altro.
I pupari romani di Pd e Udc (e i pupi in Sicilia)
Pensavano di non essere ascoltati. Così, liberi dai microfoni e dai soliti giornalisti, Massimo D’Alema e Pierferdinando Casini parlavano delle prossime elezioni in Sicilia. “Allora è fatta, in Sicilia andiamo insieme”, dice l’uno. “Assolutamente sì, ormai è cosa fatta”, risponde l’altro.
Peccato che a sentire il dialogo tra i due nuovi ‘leader’ della politica siciliana c’erano i soliti microfoni dei soliti giornalisti. Risultato: tutti hanno saputo tutto. Tv e giornali. Una bella ‘frittata’.
A un certo punto l’uno dice all’altro: “C’è il problema di Gianfranco Miccichè…”. Il Pd non vuole tra i piedi il leader di Grande Sud. E Casini lo rassicura: Miccichè non sarà alleato dell’Udc in Sicilia.
Né Casini, né D’Alema hanno parlato del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Ma è chiaro che, alleandosi con il Pd, Casini ha, di fatto, ‘scaricato’ Orlando, che non può certo allearsi con un partito che, in Sicilia, è alleato di Raffaele Lombardo.
Il coordinatore dell’Udc siciliana, Giampieri D’Alia – ammesso e non concesso che in Sicilia la sua parola conti qualcosa, visto che nell’Udc le trattative con il Pd, per conto della Sicilia, li fa direttamente Casini – è stato informato? Dunque, onorevole D’Alia, lei e i suoi in Sicilia fate l’opposizione a Lombardo e a Roma Casini decide di allearsi con Lombardo che è alleato di Lombardo?
Domanda più che legittima, perché a Sala delle Lapidi il gruppo di Orlando ha operato una forzatura per assegnare il posto di vice presidente del Consiglio comunale a un esponente dell’Udc (Salvatore Finazzo) invece che a un esponente del Pdl (Giuseppe Milazzo). Il tutto, se due più due fa quattro, per sancire un possibile asse Orlando-D’Alia. Adesso, però, scopriamo che a decidere sulle alleanza politiche in Sicilia dell’Udc non è D’Alia, ma Casini.
Senatore D’Alia, non se ne abbia a male: il suo, in Sicilia, più che un partito, sembra una barzelletta. A denti stretti – e ci dispiace ammetterlo – ma il giudizio più serio e più veritiero sul suo partito lo ha dato Lombardo. E lo diciamo con dispiacere, perché a noi Lombardo non piace proprio: ma su di voi ha ragione: vi ha ‘pittati’.
I primi a essere stupiti di tutto quello che è successo sono i siciliani. Elettori e dirigenti siciliani del Pd e dell’Udc. Ma anche siciliani e basta. Tutti pensavamo che il Pd siciliano e l’Udc siciliana avessero dei leader qui nell’Isola e non dei ‘pupazzi’ (o pupi come li chiamiamo in Sicilia) manovrati da Roma.
Per carità: nel Pd, già Ds, già Pds, già Pci la tradizione di ‘Pupi e pupari’ di gran lunga più importante dell’Opera dei pupi siciliana. Ora dobbiamo prendere atto che nell’Udc siciliana manco babbiano. Di fatto, in questi due partiti gli ordini su quello che fare in Sicilia si prendono da Roma. O meglio: pupi in Sicilia e pupari a Roma. Questa sì che è grande politica!
Chissà cosa ne penseranno gli elettori siciliani. Già è difficile digerire la linea politica di questi due partiti. Che a Roma appoggiano il Governo Monti, ovvero un Governo che sa solo mettere tasse per “salvare l’Italia”, mentre lo spread rimane quello che è.
Adesso scopriamo pure che i dirigenti nazionali di questi due partiti non tengono in alcuna considerazione i dirigenti siciliani e parlano come se la Sicilia fosse “cosa loro”. Decisamente disgustoso.
Un motivo in più per gli elettori siciliani per non votare né per il Pd, né per l’Udc.
Foto tratta da comune.catania.it