I paesaggi dell’anima

Lo scorso giugno,presso lo scenario della Fondazione Mazzullo a Taormina, si è svolta la prima personale di Carmela Sigona, giovane pittrice catanese, intitolata “Cielo,Anima e Terra”.
La mostra, durata due settimane, ha riscosso un grande successo di critica e di pubblico, dando allo stesso tempo la possibilità, ai visitatori, di conoscere alcune delle più belle opere di questa artista.
Così, immersi in una cornice elegante e naturale, emergono, da mura di pietra grezza, le tele di Carmela Sigona.

Opere che non possono fare a meno di trasportare il nostro pensiero verso territori lontani, esotici, che richiamano alla mente deserti ed antiche tribù africane. Luoghi che ne noi ne la pittrice, conosciamo direttamente ma che trasmettono ugualmente un senso di familiarità. Paesaggi a prima vista sconosciuti si fondono con la nostra esperienza vissuta forse, ma soprattutto spirituale. Paesaggi della nostra anima che è anche l’anima del mondo che tutti noi abbiamo dentro a causa di quel  misterioso divenire e scorrere della vita di cui facciamo parte. Luoghi che riescono a far vibrare le nostre corde emozionali tramite le quali è possibile vivere sensazioni nuove ma inconsapevolmente conosciute. L’esotismo di Carmela è quindi un esotismo inconsapevole, lontano dalla ricercata evasione dell’esotismo di Gauguin. I suoi luoghi in realtà sono non-luoghi, schizzi di pensieri, emozioni, sensazioni e ricerche interiori messi su tela con abile armonia. Il lavoro di questa pittrice è frutto di un cammino spirituale, mentale e pratico, che ha come supporto la pratica della fede Buddista che la porta  a trovare la determinazione, il coraggio e la sicurezza necessari a raggiungere i propri obiettivi ed insieme a scoprire il lato mistico della vita. Questo percorso di crescita le permette individuare il proprio scopo ed il modo del suo fare artistico.

“Penso che dipingere debba essere divertimento”- dice Carmela – “inoltre per divertirsi veramente bisogna scegliere ciò che realmente si sente di dipingere, io ho scelto visi e fiori perché sono le cose che mi piacciono”.
Sono proprio visi di donna e motivi floreali che riempiono le tele dell’artista che non rinuncia a mettere molto di lei nei suoi lavori. I suoi visi sono visi di donne dai tratti orientali, occhi felini e grandi labbra, menti spigolosi e carnagioni olivastre. Donne che lei adorna come dee nei templi per esprimere al meglio il concetto di bellezza, che le sta molto a cuore, e per onorare quel concetto di donna come madre di tutte le cose, come madre natura. Facendo risaltare anche il valore estetico, Carmela adorna le sue donne rivestendole di tessuti ricamati, veli, fiori e simboli come stelle, lune e soli che assumono insieme valore decorativo-ornamentale, ma che sono anche portatori di significati universali. L’artista vuole “liberare” le sue donne e far risaltare il concetto di maternità superiore, e di forza creatrice del mondo, facendo diventare la donna quasi un essere sacro, al contrario di quanto avviene in alcune parti del mondo, dove le donne, poco rispettate, portano ad esempio il velo solo per coprirsi, nascondersi e non per abbellire la propria figura. Carmela che nel suo percorso artistico ha esplorato i concetti della vita e della morte, ci mostra adesso come nelle sue tele tutto abbia trovato la giusta armonia e come nelle sue donne convivano la tristezza dei loro sguardi e la bellezza del mondo che le circonda. Le sue donne in realtà sono consapevoli dell’esistenza inevitabile della morte che non può però permettersi di privare di valore ciò che di bello c’è nella vita e che giornalmente abbiamo davanti ai nostri occhi.

Dagli sguardi emerge quindi uno stato di “calma apparente”, una sorta di rassegnazione che mette i suoi soggetti in una condizione trascendentale. Sulle sue tele tutto può succedere, dalla chioma di “La Dea Madre” che non subisce la forza di gravità terrestre, all’acconciatura della “Dea Luce” che si fonde con la montagna che le fa da scenario, dal velo sul capo della protagonista di “Preghiera” che diventa lo sfondo di una città, al viso incastonato dentro l’occhio di “Riflettendo” che a prima vista risulta cieco ai più. L’artista sta lavorando adesso alla realizzazione di un’altra mostra, di cui preferisce non rivelare ancora i dettagli, ma sulla quale vi informeremo.

Sara Pappalardo

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