Il primo libro pubblicato nel 1978, il primo Montalbano nel 1994. Un exploit tardivo ma planetario per lo scrittore morto oggi a 93 anni. Verso il lutto cittadino a Porto Empedocle, sua città natale
I numeri del maestro Camilleri, il successo dopo 14 rifiuti Zingaretti: «Quando dirò Montalbano sono, tu sorriderai»
«Mancherai a me perché in tutti questi anni meravigliosi in cui ho incrociato la mia vita con quella del commissario, mi sei stato amico. Ho avuto la strana sensazione che bastasse un tuo tratto di penna a cambiare la mia vita». Luca Zingaretti saluta così, in un lungo post su Instagram, Andrea Camilleri, morto stamattina a 93 anni.
«Ho vissuto accanto a te, nel tuo mondo – continua l’attore del commissario Montalbano – quello che avevi creato, quello che ti apparteneva perché uno scrittore non può che riportare se stesso nelle cose che scrive. E ho imparato tantissimo. Il rispetto per le persone, tutte, per se stessi, e per le persone deboli. Perchè il tuo commissario è così che la pensa. A volerti bene no. Quello già sapevo farlo dai tempi dell’accademia, quando non ci trattavi da allievi, ma piuttosto da colleghi. Ho imparato che il valore delle persone non c’entra nulla con quello che guadagnano, con le posizioni che ricoprono, con i titoli che adornano il loro cognome: le persone si valutano per quello che sono».
Per poi concludere: «Adesso te ne vai e mi lasci con un senso incolmabile di vuoto, ma so che ogni volta che dirò, anche da solo, nella mia testa, “Montalbano sono!” dovunque te ne sia andato sorriderai sornione, magari fumandoti una sigaretta e facendomi l’occhiolino in segno di intesa, come l’ultima volta che ci siamo visti a Siracusa. Addio maestro e amico, la terra ti sia lieve! Tuo Luca».
Zingaretti in questi giorni è nel Ragusano per le riprese delle tre nuove puntate de Il commissario Montalbano che verranno trasmessi nella prossima primavera. I lavori, appena appresa la notizia, sono stati sospesi. Sul set a guidare la troupe era lo stesso Zingaretti che cura anche la regia, a causa di un’indisposizione dello storico regista Alberto Sironi.
E pensare che il maestro Andrea Camilleri ricevette 14 rifiuti prima di vedere pubblicato il suo primo libro. Correva l’anno 1978 quando uscì Il corso delle cose, pubblicato da Lalli cui è seguito Un filo di fumo, apparso nel 1980 per Garzanti. Il primo romanzo del commissario Montalbano, La forma dell’acqua, appare nel 1994. L’ultimo, in queste settimane in edicola, è Il cuoco dell’Alcyon, 27ettesimo della serie. In totale, con i suoi cento volumi pubblicati, Camilleri ha venduto in italia oltre 31 milioni di copie, di cui 25 con Sellerio e 6 con Mondadori. La serie tv Il commissario Montalbano è stata vista complessivamente da circa 1,2 miliardi di telespettatori. Sono stati realizzati 34 puntate, tratte da 24 romanzi e 20 racconti, in onda in prima serata su Rai2 (dal 1999 al 2001) e su Rai1 (dal 2002 a oggi). L’episodio più visto,nel 2018, è stato La giostra degli scambi, con punte superiori ai 12,9 milioni di telespettatori e una media del 45.6% di share.
«Le traduzioni teatrali e televisive delle sue opere – ha detto oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – hanno conferito ulteriori dimensioni al suo patrimonio letterario, avvicinando, inoltre, al mondo dei libri un grande numero di persone. Camilleri lascia un vuoto nella cultura italiana, e nei tanti che si sono appassionati nella lettura dei suoi racconti e sono stati attratti dai personaggi modellati dalla sua creatività». Anche il Parlamento europeo, col suo neo presidente italiano David Sassoli, lo ricorda con un tweet: «Le parole che dicono la verità hanno una vibrazione diversa da tutte le altre. Ci hai regalato l’amore per la lettura».
A Porto Empedocle, sua città natale, si va verso il lutto cittadino. Lo ha annunciato la sindaca pentastellata Ida Carmina. «Non era mai andato via da Porto Empedocle – ha detto -Nonostante vivesse fuori, non si è mai staccato veramente da questo paese dal quale ha tratto linfa e inspirazione ed ha reso la vita di Porto Empedocle universale. È fortissimo il dolore che proviamo: abbiamo perso un membro della nostra famiglia. Ogni empedoclino ha perso un familiare. Prima ancora che diventasse famoso a livello nazionale e internazionale, in paese si parlava sempre di Nenè e dei suoi successi, anche se ancora locali».