I morti di Lampedusa sono il frutto della ‘legalità’ degli Stati

SE NON CI FOSSERO QUESTE LEGGI ASSASSINE, LE PERSONE NON SAREBBERO CONSIDERATE CLANDESTINE

dal Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani
riceviamo e volentieri pubblichiamo

L’ultima strage di immigrati a Lampedusa non è passata inosservata a causa delle sue tragiche proporzioni. Eppure, lo stillicidio di morti annegati nel Mediterraneo, nel tentativo di attraversarlo, va avanti da moltissimi anni, spesso nell’indifferenza generale.

Questa volta, i vari esponenti politici non hanno fatto mancare le loro dichiarazioni ipocrite: nel tempo delle larghe intese, tutti si affrettano a negare le proprie responsabilità morali e politiche.

Il Centrosinistra condanna la Bossi-Fini e la sua inefficacia, facendo finta di dimenticare che questa legge è solo l’evoluzione della Turco-Napolitano, con i suoi centri di detenzione e la sua burocrazia assassina.

Il Centrodestra piagnucola per le presunte manchevolezze dell’Unione europea, e fa finta di dimenticare i respingimenti collettivi in mare, la vergogna delle tendopoli, e gli altri crimini dell’epoca in cui governava.

Diciamo le cose come stanno, invece.

Le centinaia di donne, uomini, bambini affogati a Lampedusa non sono vittime di una disgrazia. Quelle persone sono state ammazzate dalla cosiddetta legalità, ovvero dall’applicazione di leggi dello Stato predisposte all’interno di un preciso quadro politico ed economico, quello dell’Unione europea, fatto per escludere, discriminare e ricattare gli immigrati.

Se non ci fossero queste leggi, le persone non sarebbero considerate clandestine.

Se le persone non fossero considerate clandestine, non affronterebbero viaggi così pericolosi alla mercé delle polizie di frontiera e dei trafficanti di esseri umani.

Se le persone non facessero viaggi così pericolosi, non morirebbero in questa maniera.

Una prima soluzione? Aprire le frontiere: non c’è bisogno di essere anarchici per capire che il diritto a muoversi ed emigrare liberamente è un diritto universale che appartiene a tutti.

Questo mondo, così com’è, risulta insopportabile per milioni di donne e uomini che fuggono dalle guerre e dalla miseria che, il più delle volte, sono proprio i nostri governi a procurargli.

Ma mentre gli immigrati crepano, e noi sopravviviamo alla crisi, i padroni del mondo restano ben piantati sulle loro poltrone affamandoci tutti, senza distinzioni.

Ecco perché l’omaggio più onesto che si può tributare alle vittime innocenti degli Stati e delle loro frontiere, è un rinnovato impegno per combattere, alla radice, le intollerabili ingiustizie su cui vengono modellate, e annientate, le nostre stesse vite.

 

 

 


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