Sono circa 300 i militanti arrivati da molte città dell'Isola per partecipare al tradizionale appuntamento della Lega, per la prima volta aperto al Meridione. «La gente ci dice: "Meglio un siciliano che vuole alzare la testa che uno del Nord che va con Renzi"». I rom? «Sono miliardari, giusto mandarli via»
I leghisti siciliani al raduno di Pontida «Grande accoglienza, non c’è più Nord e Sud»
«Per l’indipendenza della Padania». Sotto il simbolo della Lega Nord resta il motto di sempre. Ma oggi a Pontida, per la tradizionale adunata delle camicie verdi, la musica ha cambiato ritmo. «Salvini dice che non c’è più destra, né sinistra, così come non c’è più né Nord, né Sud. Infatti noi siamo stati accolti benissimo». Sono circa 300 i siciliani arrivati nel piccolo Comune del Bergamasco, lì dove è nato il partito che fu di Umberto Bossi e oggi è di Matteo Salvini, per tutti il capitano. Vengono da Agrigento, Milazzo, Palermo, Messina. Ma lo zoccolo duro è catanese: Acireale, Pedara, San Giovanni La Punta, Grammichele. È la provincia etnea a guidare l’avanguardia.
«Siamo venuti in treno, in aereo, in macchina. Qualcuno è arrivato addirittura lunedì», dicono. Per non mancare l’appuntamento con la prima Pontida aperta al Meridione. Per il braccio destro di Salvini in Sicilia, Angelo Attaguile (ex Mpa), e qualcun altro c’è stato posto anche sul palco. «Ci hanno accolto con grandi applausi – racconta Fabio Cantarella, vicesindaco di Mascalucia – la gente ci dice: “Meglio un siciliano che vuole alzare la testa che uno del Nord che va con Renzi“». Prima il Nord, lo slogan coniato due anni fa per le elezioni politiche, è andato in soffitta. «Siamo un unico popolo unito da alcune idee», spiega Cantarella. Quali le ricorda Giovanni Bottino, origini iraniane, consigliere comunale a San Giovanni La Punta, uno dei quattro eletti in Sicilia alle recenti Amministrative: «Tasse, clandestinità, studi di settore: tutte cose su cui sono completamente d’accordo». E poi la questione dei campi rom, con una grande ruspa sul prato a ricordare la posizione della Lega: eliminarli. Anche se il segretario nazionale precisa l’ordine di priorità: «La ruspa fa giustizia di tanti errori. La uso per Renzi non per qualcun altro, la usiamo per far ripartire il lavoro. Prima mandiamo a casa Renzi e poi sgombriamo i campi rom». Anche su questo tema i neoleghisti siciliani concordano. «Sono soggetti miliardari, hanno gli immobili intestati e i macchinoni – afferma Cantarella – bisogna dargli un tempo per mettersi in regola e poi mandarli via. Anche perché, come sull’immigrazione, c’è chi ci specula». «Vanno a rubare senza fare niente, dobbiamo liberarcene», conferma Bottino.
Il vicensindaco di Mascalucia veste una felpa con la scritta Sicilia, il consigliere di San Giovanni La Punta ha sulle spalle la bandiera della Trinacria. Problemi con chi continua a parlare di Padania libera? «Nessuno – risponde Cantarella – ho incontrato Bossi, mi ha pure abbracciato e mi ha detto che lui ha anche la moglie siciliana, ce l’ha con i nostri politici, non con il nostro popolo». «È naturale che qui qualcuno continui a parlare di Padania indipendente, ma sono discorsi vecchi», gli fa eco Bottino. Quello che conta è il clima di festa, «qualcosa di spettacolare», lo definisce quest’ultimo. «Io – aggiunge Cantarella – sono stato un militante del Movimento sociale italiano, poi di Alleanza nazionale, poi del Pdl, ora ho scelto la Lega ma non avevo mai visto niente di simile. Negli altri raduni nazionali ti costringono ad andare, ti dicono “Dai, vieni che devo riempire la sala”, qui – conclude – c’è un clima da stadio».