I grossisti della cocaina legati al clan Laudani. Alla droga i nomi dei prodotti tipici della gastronomia

Otto persone finite in carcere, cinque agli arresti domiciliari e altre sei indagate per associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Dalle indagini dell’operazione Tiffany è emerso che il centro nevralgico sarebbe stato nei pressi di un noto bar di Aci Bonaccorsi, nel Catanese. Lì è stato individuato il movimento di un considerevole quantitativo di droga che ha permesso poi agli inquirenti di ricostruire la rete dei pusher e il sistema di gestione dello spaccio. Cocaina e marijuana che sarebbero finite poi in diverse zone del territorio etneo: da Aci Sant’Antonio e Aci Bonaccorsi a San Giovanni La Punta e da Viagrande a Pedara.

Un’intensa attività di compravendita di cocaina, che sarebbe stata venduta dall’associazione criminale all’ingrosso al costo di 38 euro al grammo. Le persone coinvolte, molte vicine al clan mafioso Laudani di Catania – come Giuseppe Bonanno, Daniele Mangiagli e Francesco Vittorio ritenuti i principali componenti dell’associazione – alcune disoccupate e diverse già con precedenti, avrebbero organizzato quotidianamente incontri per la vendita di droga all’interno delle loro abitazioni ad Aci Bonaccorsi. Ruoli ben definiti, incontri organizzati con gli acquirenti, riunioni tra gli associati e linguaggio allusivo: la qualità della cocaina sarebbe stata indicata con parole in codice tipo «Africa» o «Stella» oppure utilizzando il nome di prodotti tipici della gastronomia venduti nei bar.

Dagli approfondimenti è emerso che Bonanno, Mangiagli e Vittorio avrebbero agito come dei veri e propri grossisti della cocaina, intrattenendo contatti con soggetti appartenenti ad altre organizzazioni criminali. Stando a quanto ricostruito finora dalle indagini, Bonanno avrebbe assunto il ruolo di capo promotore, impartendo direttive e controllando l’operato dei propri collaboratori; Mangiagli sarebbe stato il suo uomo di fiducia incaricato della gestione della contabilità dello spaccio. Vittorio – detto Ciccio pesce o mangioglio, avrebbe curato i contatti con gli acquirenti e le consegne della droga. Infine, Salvatore Sardo e Antonino Sapiente sarebbero stati i corrieri, incaricati di svolgere le consegne dello stupefacente agli acquirenti. Il tutto per un giro d’affari di almeno 380mila euro.

In carcere:
1) Stefano Mario Balsamo, noto come Stefano do spasciu, (classe 1964);
2) Giuseppe Bonanno (classe 1989);
3) Sergio Cannavò (classe 1973);
4) Daniele Mangiagli (classe 1986);
5) Antonino Sapiente (classe 1981);
6) Salvatore Sardo (classe 1953);
7) Santo Vitale, noto come Santo panini, (classe 1964);
8) Francesco Vittorio, detto Ciccio pesce o mangioglio, (classe 1976).

Agli arresti domiciliari:
1) Carlo Frezza (classe 1967);
2) Emanuele Mauro Sebastiano Guarnaccia (classe 1984);
3) Marco Maria Nastasi (classe 1989);
4) Melania Rapisarda (classe 1995);
5) Carlo Trovato, detto Carletto, (classe 1979).


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