13.02.2012
I Forconi tornano a Palermo. E lo fanno entrando dall’ingresso principale di Palazzo delle Aquile. Domani mattina, infatti, sarà celebrata una seduta straordinaria del consiglio comunale alla presenza dei leader del Movimento: da Mariano Ferro a Giuseppe Sgarlata fino agli altri rappresentati degli agricoltori che, in questi giorni, stanno guidando le proteste in tutte le province dell’Isola, con i presidi davanti ai comuni.
All’ordine del giorno della seduta ci saranno, ovviamente, le ragioni del disagio che vive la categoria: dalle 50mila imprese morte negli ultimi 5 anni, al mistero dei due miliardi del Psr (Piano di sviluppo rurale) che, in teoria dovevano essere investiti per risollevare il comparto, ma di cui gli agricoltori hanno perso le tracce, ecc… (in questo articolo le richieste punto per punto)
Un altro segnale del fatto che la classe politica non può più ignorare una protesta nata dal basso e che ha motivazioni concrete. Tanto che lo stesso presidente degli industriali siciliani, Ivan Lo Bello, dopo una iniziale diffidenza e un mare di polemiche, ha riconosciuto le ragioni del malcontento (come si ricorderà, invece, la Chiesa siciliana si è schierata al loro fianco fin dal principio).
Se poi i consiglieri comunali di Palermo si impegneranno, oltre l’apparenza, a sostenere la causa, sarà da vedere. Certo è che è la seconda volta in una settimana che i Forconi tornano a Palermo. E non a caso. Anche il capoluogo siciliano, infatti, può essere considerato il simbolo dell’agrumicoltura siciliana: dai limoni di Bagheria, ai mandarini di Ciaculli, ovviamente in piena crisi.
Ma potrebbe esserci anche un’altra ragione, ovvero l’intenzione dei Forconi di scendere nell’agone politico alle prossime amministrative palermitane. Un’ipotesi non confermata ma che, giorno dopo giorno, appare sempre più sensata.
Il dialogo aperto con la politica (anche in altre parti della Sicilia i consigli comunali si sono occupati del caso) non significa che il Movimento dei Forconi abbia rinunciato alle proteste di piazza. Anzi. Si attende solo di vedere come andrà a finire l’icontro in programma per mercoledì prossimo con il premier, Mario Monti. Un incontro al quale, questa volta, parteciperanno i leader del Movimento. Se le risposte che arriveranno dal governo nazionale saranno giudicate insufficienti (come è già successo la prima volta), i Forconi chiameranno a raccolta tutte le categorie produttive e la gente comune che ha manifestato loro solidarietà (indignados siciliani?) per scendere di nuovo in piazza, occupare le raffinerie (magari questo è un argomento che il governo nazionale potrebbe comprendere meglio considerando che in Sicilia si raffina il 50% delle benzine consumate in Italia) e presidiare le sedi istituzionali e della Serit.
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