La notizia dell'apertura di un centro di identificazione nel capoluogo peloritano ha lasciato stupiti in molti, nonostante la voce - confermata ieri dal capo della polizia Franco Gabrielli - si era diffusa già lo scorso anno. A dire di no è anche il deputato del Movimento 5 stelle Francesco D'Uva: «Meglio puntare sugli Sprar»
Hotspot a Messina, Comune si oppone a realizzazione Accorinti: «Siamo contrari, è un luogo di detenzione»
Preferisce non commentare quella che al momento sostiene sia solo una notizia giornalistica. Così il questore di Messina Giuseppe Cucchiara giudica la possibile apertura di un hotspot a Messina, annunciato ieri dal capo della polizia Franco Gabrielli, durante l’audizione in commissione d’inchiesta sul sistema d’accoglienza dei migranti. Precisando comunque che «un hotspot ha dei risvolti positivi sia dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi che dell’ospitalità dei migranti».
Oltre a quello a Messina, che dovrebbe sorgere all’interno della caserma di Bisconte, ne verrebe aperto uno a Mineo. Su quello in riva allo Stretto, ribadisce il suo fermo no anche il primo cittadino di Messina Renato Accorinti: «Siamo assolutamente contrari e lo abbiamo sempre detto. Sono decisioni del ministero, e noi fino ad oggi non abbiamo avuto nessuna notizia ufficiale – spiega il sindaco -. Chiamerò il ministero dicendo che abbiamo letto sulla stampa la notizia chiedendo se è vera. Se fosse così, esprimeremo in modo netto e forte il nostro no».
Già lo scorso giugno Accorinti aveva manifestato contrarietà alla realizzazione del centro di identificazione. «Eravamo contrari anche alla tendopoli che avevano realizzato in precedenza al Palanebiolo», ricorda. Per il sindaco, Messina è pronta a offrire un altro tipo di accoglienza perché conclude «i migranti hanno diritto di andare ovunque, come hanno fatto i meridionali in passato, ma non devono restare a lungo in questi centri, altrimenti è una detenzione».
A essere in disaccordo con l’intenzione del Viminale è anche il deputato del movimento 5 Stelle Francesco D’Uva. «La notizia lascia sgomenti perché si tratta di strumenti che, fin da subito, si sono rivelati fallimentari. Luoghi che invece di accogliere – sottolinea il parlamantere – trattengono i migranti, bloccandoli e respingendoli». Secondo D’Uva, infine, sarebbe meglio puntare «su sistemi di Sprar piuttosto che sugli hotspot».