L'evento è promosso dall'associazione Italia-Israele di Catania ed è organizzata dall'associazione I-Design di Palermo. «Vogliamo rilanciare le nostre attività culturali» spiega Antonio Danese
Hora, mostra per costruire ponti fra culture del Mediterraneo Inaugurazione sarà il 30 aprile presso il museo civico di Noto
Una mostra che raccoglie e mette insieme i lavori di varie generazioni e che pone sullo stesso piano personaggi già ampiamente affermati nel panorama mondiale e giovani artisti riconosciuti come autentiche promesse per la loro originalità espressiva. Tutto questo è Hora, una collettiva di artisti israeliani promossa dall’Associazione Italia-Israele di Catania e organizzata dall’Associazione I-Design di Palermo. L’esposizione, a cura di Daniela Brignone e di Moshe Ben Simon, verrà inaugurata il prossimo 30 aprile, alle 19.00, presso il museo Civico di Noto.
«Questo evento– spiega il professore Antonio Danese, presidente dell’AIIS-CT – vuole rilanciare le attività culturali dell’Associazione Italia-Israele di Catania (AIIS-CT) che quest’anno ha rinnovato la sua compagine interna e ha aderito ufficialmente al sistema nazionale delle APS, associazioni di promozione sociale. La mostra mira a creare ponti fra le culture del Mediterraneo, migliorando la visibilità e la conoscenza, sia presso il grande pubblico che i media, degli orientamenti artistici israeliani, spesso offuscati da altre eccellenze produttive del paese ebraico, quali l’hi-tech e la medicina. Comunicando meglio le più recenti tendenze dell’arte israeliana presso il pubblico italiano si vuole operare un’azione pedagogico-didattica per forgiare i visitatori ai valori della cittadinanza europea, contribuendo altresì alla maturazione della consapevolezza della necessità di una pace stabile fra i popoli del bacino del Mediterraneo».
Fin dagli albori della creazione dello stato di Israele, la Hora (הורה), la tradizionale danza, è diventata un simbolo della ricostruzione del paese, rispondendo così alle diverse e nuove esigenze che il nascente stato si è posto: religioso-etnico, nazionale, sociale e persino ludico. Il nome Hora, pronunciato diversamente in vari paesi, deriva dall’etimo greco χορός (khorós), danza che, coniugato con la forma del greco antico χορεία (khoreía), fa riferimento ad un recinto, adottato in Israele con il significato di cerchio di danzatori aperto a tutti. E, in questo incessante movimento, l’identità israeliana è in continua trasformazione e accoglie al suo interno nuove esperienze visuali e di provenienza sub-identitaria, generatrici di idee di integrazione nei mondi dell’arte, tanto israeliano quanto degli altri paesi del bacino del Mediterraneo. Al pari della Hora, questa mostra si prefigge come obiettivo quello di esporre ai visitatori le nuove correnti artistiche che hanno contribuito alla ricerca quotidiana dell’identità israeliana.
«La cultura dell’accoglienza – sostiene Daniela Brignone, curatrice insieme a Moshe Ben Simon della mostra – che è patrimonio della terra israeliana, espressa metaforicamente nella danza, diventa un tema pregnante nell’epoca in cui viviamo, un forte riferimento ad una condizione globale in cui i conflitti e le migrazioni determinano un’instabilità. Le opere selezionate sintetizzano efficacemente la storia e la cultura legate al passato, al presente e al futuro del popolo israeliano, che hanno dato origine a sincretismi, a una memoria collettiva e a una ritualità confortante che unisce il popolo ebraico in ogni parte del mondo»,